Costi della politica: pranzi e doni di Natale con i fondi dei gruppi

21 Novembre 2014

Ci sono i doni di Natale – 13mila euro per l’Uv, 10mila per Alpe – ma la prassi era in voga fra tutti i gruppi, i contributi pensionistici pagati ai consiglieri del Pd, le tante spese per pranzi, soprattutto in casa Pdl e Stella Alpina o ancora chi, i fondi dei gruppi, se li è versati direttamente sul proprio corrente, giustificandoli poi come rimborsi spese. “Ma se non c’è stata consegnata documentazione – ha detto oggi il Procuratore Capo Marilinda Mineccia – non abbiamo ritenuta valida la giustificazione”.

"Un lungo procedimento documentale". L'ha definita così il Procuratore Capo l'inchiesta condotta in collaborazione con l'aliquota della Guardia di finanza, sull'utilizzo dei fondi dei gruppi consiliari fra il 2009 e il 2012. Diecimila i documenti acquisiti in fase di istruttoria, "a cui si sono aggiunti ulteriori documenti e memorie da parte delle persone che hanno chiesto di essere sentite”.

La legge sui fondi dei gruppi consiliari, come ricordato anche dalla sezione regionale della Corte dei Conti, è lacunosa soprattutto laddove non richiede pezze giustificative per le spese sostenute. “Ma c’è comunque l’obbligo – ha spiegato Mineccia – di conservare la documentazione per alcuni anni”.

I reati contestati dalla Procura sono: finanziamento illecito al partito e peculato. “Anche se l’appropriazione è avvenuta per dare i soldi in beneficienza – ha sottolineato il Procuratore Capo – esiste comunque il reato di peculato per distrazione, ovvero i contributi sono stati tolti dalla loro specifica inerenza”.

Per il finanziamento illecito al partito la casistica più diffusa è quella dei contributi dati per il giornale di partito (409mila euro le spese contestate all'Uv). “In alcuni casi – ha ricordato Mineccia – il contributo era sproporzionato rispetto allo spazio dato per le comunicazioni sul consiglio, sui gruppi consiliari o anche sul singolo consigliere”. Altro caso riguardava il pagamento della sede dei partiti. Per Alpe la posizione di Carlo Perrin, all'epoca Presidente, è stata archiviata perché la Finanza ha appurato come effettivamente la sede avesse uno spazio dedicato al gruppo consiliare. 

Il Procuratore Capo ha poi esaminato alcune spese per spiegare la linea tenuta dalla procura. In casa Pd i fondi ai gruppi consiliari sono andati ad esempio per 5mila euro per l’acquisto di libri invenduti della Fondazione Chabod sulla storia croata del Novecento. “E’ vero che era possibile acquistare libri, ma a nostro avviso non c’era un interesse ben preciso, per questo abbiamo mantenuto il peculato”. A farne le spese è Giovanni Sandri, la cui posizione sarà quindi rivista nei prossimi giorni.  

Ci sono stati dei viaggi in Cina. “C'era stata una risoluzione ma questa spesa a nostro avviso non ha connessioni con la Valle d’Aosta”.  Ad accumunare tutti i gruppi consiliari sono state le “grosse spese per la ristorazione” ha aggiunto il Procuratore Capo “Non è che tutte le volte che si parla di politica si debba necessariamente stare a tavola”. 

Per Stella Alpina al momento rimangono non giustificate 138mila euro di spese. Le posizioni di Marco Viérin, André Lanièce e Dario Comé, indagati per peculato e finanziamento illecito al partito, sono state stralciate ma a breve dovrebbe arrivare anche per loro il rinvio a giudizio. L'ex capogruppo Francesco Salzone ha invece già patteggiato nel luglio scorso restituendo 98 mila euro.

L'archiviazione oltre che per Carlo Perrin è stata chiesta per Fabio Platania e Michele Monteleone (Pd) – "non potevano sapere chi pagava la loro campagna elettorale" – per Giuliana Rosset (Uv)  – "eseguiva quanto le veniva detto" – per Claudio Latino (Pd) – la festa democratica da lui organizzata prevedeva un dibattito organizzato dal gruppo consiliare sui trasporti – e per Marilina Amorfini, la cui posizione fin da subito il Procuratore aveva definito "marginale".

Qui tutte le richieste della Procura per partito.

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