Dalla caduta di Renzi a quella di Centoz, M5S e Lega chiedono la testa del Sindaco

15 Dicembre 2016

Senza rischio di risultare blasfemi, nel Consiglio comunale di Aosta odierno, potremmo dire che 'Le colpe dei padri questa volta non ricadono sui figli'.

Il 'padre putativo', politicamente parlando, in questo caso è l'ex Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, e l'equazione che fanno il MoVimento 5 Stelle e la Lega Nord in aula consiliare è semplice: il Referendum sulla Riforma costituzionale è stato sonoramente bocciato, Renzi si è dimesso dalla sua carica, il Primo cittadino Centoz – piddino di area renziana – deve fare lo stesso.

“Perché il Sindaco, in coerenza con il suo capo politico – attacca il pentastellato Luca Lotto – non fa quanto previsto: è stato candidato ed eletto in quanto esponente del Pd renziano, avete perso il referendum, perché ora non dà le sue dimissioni spontanee, salutando e ringraziando per l'esperienza fatta finora?”. E sulla campagna per il 'Sì' di Centoz si spende anche l'altra consigliera del MoVimento, Patrizia Pradelli: “Ad Aosta il 54,57% ha votato 'No', messaggio chiaro che la fiducia nel Sindaco è andata perduta e che le sue parole non hanno convinto il suo elettorato”.

Ancora più esplicito Andrea Manfrin, Lega Nord: “Centoz è diventato Sindaco di Aosta per avere in cambio delle prebende, cadendo l'impostazione renziana del governo ora si deve dimettere, anche perché è il peggior Sindaco della storia di Aosta”. Al netto del risultato referendario la richiesta di dimissioni ha anche altra radice, secondo Carola Carpinello de l'Altra VdA: “Il Sindaco dovrebbe comunque andare a casa per come 'sgoverna' questa città, con una maggioranza attaccata con lo scotch che si divide ad ogni piè sospinto. Cinque anni così sono troppi, temo che nel 2020 consegnerete una città in condizioni ancora più pietose di come la state riducendo”.

La difesa d'ufficio, prima che Lotto ritiri l'ordine del giorno, tocca allo stesso Fulvio Centoz: “Nessuno qui banalizza il voto, soprattutto visto il risultato storico della percentuale di partecipazione, e ho detto più volte che abbiamo perso malamente questo referendum. Non mi sottraggo alla mia responsabilità politica di uomo di partito che ha fatto campagna per il 'Sì', ma tutto questo nulla ha a che vedere con le mie dimissioni”.

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