Dall’Alpe al tramonto, l’annus horribilis del Galletto
Il 13 ottobre 2017, al primo piano di Piazza Deffeyes, si consumava l’ultimo atto di una legislatura, la XIVa nella storia del Consiglio regionale, ai confini della realtà. Per Alpe, quella data, segna l’inizio della fine.
Dopo aver fatto parte del “governo del cambiamento” capeggiato da Pierluigi Marquis per ben 6 mesi, il Galletto è costretto a tornare in minoranza, affrontando quindi le due consultazioni elettorali del 2018 da una posizione “sfavorevole”.
In occasione delle elezioni politiche di marzo Alpe appoggia la coppia “vincente” Trione-Marcoz, puntualmente bastonata dagli elettori che alle urne preferiscono i candidati del Movimento 5 Stelle e Uv. Male ma non malissimo, perché il peggio deve ancora arrivare.
Alle successive elezioni regionali il Galletto decide di correre da solo, ribadendo comunque l’affinità con l’area autonomista e sparando a zero contro la Lega. Il risultato è a dir poco deludente: il partito prende solo 3 seggi contro i 5 precedenti. Il Presidente Alexis Vallet si dimette.
Coerenza portami via e quindi, a questo punto, perché non entrare in maggioranza con la Lega? Detto, fatto. Il Partito, nel frattempo, non gradisce e si disintegra, perdendo pezzi in direttivo, i tre consiglieri al Comune di Aosta e spaccandosi in un congresso diviso e divisivo, da un lato, e mezzo disertato dall’altro.
I rapporti con la Lega però restano sempre tesi, portando ad un primo momento di scontro che, inevitabilmente, di questi tempi, non può che riguardare il Casinò di Saint-Vincent (destinato al fallimento, è notizia di oggi, secondo la Procura). Durante una riunione di giunta straordinaria, Chantal Certan se ne va “sbattendo la porta”. Di lì a poco l’Assessore leghista Aggravi, ai cronisti, annuncia il cambio di governance alla Casa da gioco. La testa che salta è quella del fu Amministratore unico Giulio Di Matteo, nominato in assemblea dei soci da Albert Chatrian, allora Assessore “ribaltonista” alle Finanze.
Con il Carroccio, dunque, c’è giusto il tempo di un amore estivo turbolento ed ecco così che, scoccati i 12 mesi dal “controribaltone”, a novembre l’assessora Certan si dimette.
E ora? L’obiettivo è chiaro: tornare in maggioranza, a breve, con gli amici-nemici di sempre, gli autonomisti. È quantomeno curioso, pensando che Alpe nacque nel 2010, raggruppando in un nuovo soggetto politico chi (Renouveau Valdôtain, Vallée d’Aoste Vive e Verdi alternativi) in primis sentiva la necessità di prendere le distanze dall’Union Valdôtaine del grande dittatore, Augusto Rollandin. La stessa Union Valdôtaine in cui ancora oggi continua a militare Augusto Rollandin e con la quale Alpe tornerà a condividere non solo gli ideali ma anche le poltrone.
Dopo lo slogan “Coerenti, determinati, pronti a governare”, infatti, Alpe chiude l’anno prendendo una “nuova” direzione. Come spiega in un comunicato su Facebook, “ora la politica dei movimenti deve dare una risposta rapida per garantire una governabilità autonomista sostenibile“. Anche se l’acronimo, “GAS”, non suona così tanto sostenibile.
Insomma, è difficile dire cosa resti oggi di Alpe, sia in termini di credibilità politica che in quelli di consenso elettorale. In ogni caso, qualsiasi cosa accada adesso, siamo certi che sarà “per il bene della Valle d’Aosta”.