Fondo sfrattati, il Comune pagherà ai proprietari degli alloggi il 60% dell’affitto per 2 anni
Una settimana fa il Comune di Aosta aveva deciso – dando il via ad una serie di audizioni – di rispolverare il regolamento sul Fondo sfrattati, rimasto poco più che inutilizzato negli anni, così come i suoi 30mila euro messi a Bilancio, di fatto rimasti sempre nelle casse municipali.
Regolamento ripreso in mano, e tornato oggi in III Commissione “Servizi alla persona”, per un ultimo passaggio tra gli eletti prima di essere “limato” dagli Uffici e portato in approvazione nel Consiglio comunale, a fine luglio.
Diverse le novità in discussione, come ha spiegato l’Assessora alle Politiche sociali Clotilde Forcellati: “La modifica sostanziale è nell’erogazione del contributo direttamente ai proprietari dell’alloggio, in sintonia con quanto avviene per il contributo affitti regionale. Qui, si inseriscono due caratteristiche importanti: un contratto a canone concordato e l’inserimento di una cifra relativa non alle utenze ma alle spese condominiali”.
Manovra dalla duplice funzione, nei piani comunali: da un lato evitare le morosità di inquilini inadempienti, in appartamenti di Emergenza abitativa messi a disposizione dai privati; dall’altro evitare che i proprietari tengano sfitti gli alloggi data la difficoltà di vedersi pagato il corrispettivo dovuto.
Il Comune – al momento si parla di sei nuclei familiari in affitto da privati – erogherà direttamente al proprietario fino al 60% del canone di affitto per 24 mesi, fino ad un massimo di 300 euro. Il restante 40%, invece, resterà in capo all’inquilino. A questo si aggiunge il controllo semestrale da parte degli Uffici comunali, assieme al proprietario, per verificare la tenuta del contratto stipulato.
Un contratto “emergenziale” da tre anni?
24 mesi sono un tempo relativo. A maggior ragione quando si parla di Emergenza abitativa, e delle difficoltà a trovare lavoro e, di conseguenza, pagare l’affitto.
Sul tema interviene Cristina Dattola, Rinascimento VdA, che fa la domanda secca: “Il Comune eroga fino al 60% dell’affitto per 24 mesi. E poi? Che succede se la situazione dell’inquilino resta morosa?”.
Tema non semplice: “Noi dobbiamo utilizzare questi 24 mesi per fare un cammino, anche con l’assistente sociale di riferimento – risponde Forcellati –, un percorso di autonomizzazione e di rientro nel mondo del lavoro, oppure perderemo questa scommessa. Per questo abbiamo messo 24 mesi e non 12, per avere un tempo giusto per raggiungere questo obiettivo”.
Una exit strategy la propone Paolo Laurencet, consigliere in quota Forza Italia: “Si potrebbero prevedere delle situazioni particolari – spiega –. Due anni possono sembrare tanti o pochi, ma credo che la ratio del regolamento staia anche fatto che debba essere un sostegno che consenta ad un nucleo di rendersi autonomo, senza sedersi. A determinate condizioni di gravità della situazione si potrebbe prevedere un allungamento di 12 mesi per rientrare appieno nei tre anni del canone concordato, che ricomporrebbe così il contratto da 3 + 2”.
Proposta che trova l’apertura dei commissari di maggioranza, anche se servirà ancora un passaggio sostanziale: “Condivido questa possibilità di poter ampliare – aggiunge in coda l’Assessora –. Chiedo però un aiuto alla Commissione: quali potrebbero essere le condizioni per la proroga al terzo anno? Per casi di particolare disagio economico? Per la perdita del lavoro? Malattia? La presenza di figli minori e minori disabili? Dobbiamo avere esattamente i parametri definiti”.