“Giù le mani dalle nostre Acque”, raccolte oltre 3900 firme contro la quotazione in borsa di Cva

12 Luglio 2018

Argomento trasversale in tutta la campagna elettorale per Regionali, la privatizzazione di Cva torna argomento all’ordine del giorno. Questo pomeriggio, infatti, il Comitato "Giù le mani dalle nostre Acque e da Cva” ha incontrato il neo Presidente del Consiglio regionale Antonio Fosson con un obiettivo: consegnargli le oltre 3mila 900 firme di cittadini che chiedono che la Compagnia delle Acque resti pubblica.

“Abbiamo consegnato le 3920 firme al presidente Fosson – ha spiegato Paolo Gino del Comitato –, che ne darà comunicazione al Consiglio. Ora aspettiamo di vedere cosa succederà. Un eventuale referendum non può essere fatto nei primi sei mesi di Governo, quello di oggi è stato un incontro formale”.

Il Comitato resta cauto, non sembra voler fare “forcing” su un Governo regionale che – almeno teoricamente – non dovrebbe essere ostile allo “stop” al percorso di quotazione in borsa della partecipata regionale: “Stando alle dichiarazioni elettorali – chiosa invece Sandro Bortot – dovrebbe esserci in Consiglio una maggioranza favorevole alla sospensione dell’iter di quotazione. Decideranno in autonomia, ma noi stiamo aspettando i fatti”.

In linea anche la posizione di Tania Piras, nessuno vuole “tirare la giacchetta” alla politica: “Noi non chiediamo un impegno, chiediamo solo che quando si discuterà della questione Cva in Consiglio regionale si ascolti la volontà dei cittadini”.

Una privatizzazione che “non s’ha da fare”, anche per l’impatto che – secondo il Comitato "Giù le mani dalle nostre Acque e da Cva” – potrebbe avere nel futuro prossimo: “Siamo contrari al fatto che le acque e le centrali valdostane vengano alienate – chiude Bortot – soprattutto in vicinanza della scadenza delle concessioni. Il 2029 non è così lontano, e occorre che la questione venga inserita nel dibattito in Regione. Alienare anche solo in parte Cva significa che nel 2029 ci sarà un appalto pubblico per la gestione, questo c’è in gioco al di là della privatizzazione di cui si parla ora. Se la maggioranza deciderà di annullare l’iter di quotazione non ci sarà neanche bisogno di spendere soldi per un referendum”.

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