Gli agricoltori si organizzano in un Comitato. “Gli anticipi sui premi rischiano di affogarci”
“In un panorama che vede il fallimento delle istituzioni” gli agricoltori valdostani che da “due anni lavorano senza stipendio” hanno deciso di auto-organizzarsi. Nell’autunno scorso è nato un comitato spontaneo con l’obiettivo di far luce sui ritardi – da due anni gli agricoltori non ricevono i contributi dovuti – nelle erogazioni delle misure previste dalla Comunità europea. Il Comitato raggruppa già un centinaio di persone e nei prossimi giorni vedrà la costituzione formale. “L’idea – spiega Jean-Paul Chadel – è di ascoltare la base e raccogliere suggerimenti per andare poi a confrontarsi con la politica”. In tal senso il Comitato chiede di essere audito dalla III Commissione consiliare sul momento di difficoltà che vive il settore.
L’anticipazione dell’indennità compensativa e dei pagamenti agro-climatico-ambientali, spettanti agli agricoltori con riferimento alle campagne 2015 e 2016, varata dalla Giunta regionale a fine anno, non è, secondo il Comitato, un’opportunità per le aziende – “sappiamo che in poche hanno fatto domanda” aggiunge Chadel – ma anzi rischia di “affogarle nel giro di pochi mesi”.
L’anticipo più consistente, quello relativo all’annualità 2015, può essere ottenuto a partire dal mese di febbraio, ma va restituito entro la fine del mese di giugno "indipendentemente dall’erogazione o meno del contributo spettante, momento a partire dal quale scattano gli interessi passivi sul debito". Insomma gli agricoltori avrebbero la somma dovuta per quattro mesi, "ridotta della percentuale che viene lasciata a Finaosta per il disturbo”. Un altro modo, denunciano gli agricoltori, per indebitare ulteriormente le aziende che chiedono, quindi, non un contributo temporaneo ma una prospettiva economica che possa superare almeno in parte il breve termine.
“Quello dei contributi è una realtà oggettiva da cui non si può prescindere” prosegue Chadel. “Sono stati previsti annualmente dalla Comunità europea per garantire la sopravvivenza di aziende che, operando in zone montuose, si trovano a lavorare sistematicamente in perdita”. L’obiettivo del Comitato è di fare anche informazione sul mondo dell’agricoltura valdostana.
“Forse non tutti sanno che il mercato è colmo di latte e derivati che sfoggiano etichette dal forte richiamo regionalista, come ad esempio il Caseificio valdostano, di cui si parla in questi giorni, senza però contenere un solo litro di prodotto valdostano, a danno di produttori privati del proprio mercato, e consumatori tratti costantemente in inganno” prosegue Chadel. “Non possiamo pensare che i contributi sostengano il 100% dei nostri costi, dobbiamo arrivarci promuovendo i nostri prodotti. Il consumatore può aiutarci perché se adeguatamente informato può scegliere di sostenerci comprando i veri prodotti valdostani”.