I conti in tasca ai consiglieri regionali: indennità, diarie e vitalizi
I costi della politica, gli stipendi degli eletti e in generale i privilegi spesso arbitrari della classe dirigente sono, specialmente in questi ultimi tempi, bersaglio dell’indignazione collettiva e di un’invidia sociale neanche tanto mascherata, alimentata dal crescente costo della vita. Lo dimostra il successo de “La Casta” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, vero e proprio fenomeno editoriale.
La recente decisione di pubblicare sul sito della regione, all’interno della sezione “Numeri fuori dal comune” indennità e gettoni di presenza di sindaci, vicesindaci e consiglieri comunali alimenta la curiosità, mai sopita, verso gli stipendi degli amministratori regionali. Anche questi ultimi, in realtà, si trovano ad un livello intermedio, in quanto la loro paga mensile discende all’indennità di carica percepita dai componenti della Camera dei deputati, che è per legge equiparata a quella dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate. Questa catena provoca, ad ogni variazione dello stipendio di chi sta al vertice della piramide, un effetto domino su tutti coloro che ne fanno parte.
Ma la classe politica sa modulare, all’occorrenza, questo ben oliato meccanismo retributivo. Nel 1970, quando venne assegnata reale valenza giuridica alle Regioni a statuto ordinario, i neonati consigli regionali si diedero un parametro comune per l’indennità da consigliere regionale, che era pari al 65% di quella dei parlamentari. Poi, con il tempo, mentre 9 regioni, (Basilicata, Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria, Lazio, Veneto, Molise, Toscana e Marche) hanno mantenuto questa percentuale inalterata, altre hanno dato prova di maggiore iniziativa, elevandola, come la Valle d’Aosta e il Friuli-Venezia-Giulia, fino al 70%, o all’80% (come Puglia, Calabria, Campania, Umbria, Lombardia, Sardegna, Trentino-Alto-Adige), all’85%, come il Piemonte, o addirittura, come la Sicilia, fino al 100%.
I costi, comunque, per la nostra piccola regione, sono ingenti. Alla fine dell’anno scorso l'assemblea regionale ha preventivato per le indennità di carica, di funzione, diaria e assicurazioni dei 35 consiglieri una spesa di oltre 5 milioni di euro, a cui si aggiungono un milione per l'indennità di fine mandato, un milione e mezzo di contributi all'Istituto dell'assegno vitalizio, oltre 100 mila euro per indennità di trasporto e pedaggi autostradali, 600 mila euro per contributi ai gruppi consiliari e 180 mila euro per le spese di partecipazione dei consiglieri a convegni, congressi e manifestazioni.
Un totale di otto milioni e mezzo di euro, il 47 per cento circa delle spese preventivate dal Consiglio regionale, che ammontano a diciotto milioni di euro.
L’indennità mensile dei consiglieri regionali valdostani, dal 1 gennaio 2006, è pari a 8.192 euro e qualche centesimo, cifra alla quale va aggiunta la diaria mensile di 2.685 euro, e, a legislatura conclusa, l’indennità di fine mandato, ovvero una sorta di liquidazione, e, a partire dal 65esimo anno d’età, l’assegno vitalizio, differente da una pensione, in quanto, come stabilito dalla Corte Costituzionale, è possibile comularlo con altre pensioni e redditi ordinari.
Considerato il fatto che la Valle d’Aosta esprime 35 consiglieri, uno ogni 3.450 abitanti circa, rispetto a una media italiana di un consigliere, assessore o sottosegretario ogni 46 mila abitanti circa, non sorprende il fatto che proprio i valdostani spendano più di chiunque altro per il sostentamento dei propri consiglieri regionali, 30 euro all’anno, contro i 2,4 euro medi del Paese. C'è da dire che le regioni con meno abitanti sono più svantaggiate, perché al di sotto di un certo limite l’organico non può essere ridotto. I nostri consiglieri non sono comunque i più pagati, essendo l’indennità media dei loro colleghi, in Italia, pari a 9.139 euro.
Nonostante la riduzione del 10 per cento dell’indennità, applicata l’anno scorso, i membri del Consiglio Valle hanno potuto giovarsi, dal 2000 al 2006, di un aumento complessivo del 18,6 per cento circa dello stipendio, superiore all’aumento medio dello stipendio dei dipendenti pubblici nello stesso periodo, pari a circa il due per cento annuo.
Intanto,in altre regioni, si moltiplicano le iniziative per riformare il trattamento delle indennità dei consiglieri e assessori regionali. In Veneto un comitato sta raccogliendo le firme per una iniziativa di legge popolare che preveda un taglio secco del 50% alle indennità, auto blu limitate, "premi" per le presenze e "punizioni" per le assenze in Consiglio, mentre in Trentino-Alto-Adige sono stati presentati due disegni di legge, uno dei Verdi e un altro dei Ds e Sinistra democratica, che mirano a smantellare l’istituzione dei vitalizi per gli ex consiglieri.