Il Leone si lecca le ferite e cerca l’analisi migliore al voto di domenica
Arrivate a una festa, ma nessuno stappa una bottiglia con fare entusiasta, nessuno vi importuna con dei trenini improvvisati o cerca di versarvi il bicchiere della staffa. Da una radio un po’ malconcia escono alla spicciolata dati e notizie, la gente si raduna in piccoli gruppetti con lo smartphone in mano per aggiornare in continuazione il numero delle preferenze.
Il ritrovo post elezioni dell’Union Valdôtaine di lunedì 21 maggio a Gressan suonava più o meno così. Anzi, al primo ascolto poteva sembrare quasi la Carmina Burana. Le facce tirate, tanti i visi di chi, nonostante l’inchiostro sulle schede elettorali sia ancora fresco, non riesce a digerire una vittoria che di vittoria ha ben poco; la base dell’Union non risponde più presente in massa e il ritrovo oltre la Dora sembra una fotografia sbiadita degli anni in cui il Leone Rampante ruggiva per davvero.
Il malumore è palpabile: l’Union ha retto alla valanga verde per i voti dei soliti noti e la domanda sulla bocca di tanti è solo una: com’è possibile che su sette seggi sei appartengano ai consiglieri uscenti? I nuovi volti messi in campo dal partito, seppur a tratti interessanti, non sono riusciti a fare breccia nell’elettorato, che ha preferito rifugiarsi nel voto sicuro, quello che per definizione viene ritenuto utile perché il cavallo su cui si punta ha già un piede a Palazzo. Per più di due ore non si vedono i big all’orizzonte, poi arrivano praticamente tutti insieme. Il vociare lo precede, le mani si tendono verso di lui e qualche padre premuroso ancora cerca di presentargli il figlio; arriva lentamente, nessuna fretta di buttarsi nella bolgia che già lo saluta da lontano: per l’Union al momento potrebbe anche essere un piccolo ostacolo verso la rinascita, ma Rollandin si conferma primo della lista, nonostante in due mandati abbia perso 13.000 preferenze. “Ovviamente è un risultato che va analizzato con calma – commenta a caldo l’ex presidente -, bisogna ragionare su cosa faremo e come ci muoveremo. Il risultato della Lega ci preoccupa, credo che parte del nostro elettorato non sia andato a votare e un’altra parte abbia fatto confluire i voti verso il partito di Salvini anche influenzato dal momento politico nazionale”.
Non ha troppo tempo per parlare, il popolo unionista che prima del suo arrivo sembrava molto critico nei suoi confronti, è pronto ad accoglierlo e a stringerlo. Tutti vogliono un pezzetto di Rollandin, anche se al bancone del bar dicono di no, non possono fare a meno di avvicinarsi a lui.
E mentre Augusto entra nella tensostruttura di Gressan, a fare il suo ingresso sul prato antistante è Renzo Testolin, il nuovo mister preferenze del partito, la brava persona, come lo definiscono quasi tutti mentre attendono di vederlo spuntare. Non si capisce se Testolin abbia inteso la portata del risultato personale, ma siccome in politica sono poche le cose che non vengono previste, si suppone che il risultato sia frutto di una campagna elettorale studiata e mandata avanti nel migliore dei modi: “Ho tre sensazioni ora a caldo: amarezza di aver perso 6 seggi in Consiglio, la felicità a livello personale e la preoccupazione per domani mattina, quando dovremo analizzare e ricostruire. Prima di tutto bisogna parlare alla gente, ascoltare quello che hanno da dire e partire da lì”. Le due visioni del partito rossonero, l’autorevolezza da una parte e l’ascolto di tutti dall’altra, non solo si sono già delineate, ma si stanno concretizzando nelle persone dei due più votati, ora sta al Mouvement cercare di capire quale sia la strada migliore da percorrere.
Nessun fuoco d’artificio è partito dal prato dell’area verde di Gressan: da oggi inizia la guerra e i leoni unionisti hanno bisogno di riposo e concentrazione per tornare a ruggire.