Il nuovo Dl contro la violenza sulle donne? “Inefficace, ancora una volta non si previene”
A oggi, sono circa 30 le richieste di aiuto pervenute in soli 5 mesi al Centro donne contro la violenza della Valle d’Aosta: i numeri promettono di confermare se non di accrescere i casi registrati negli anni passati, che al mese di dicembre si attestavano tra i 55 e i 60. Proprio con l’obiettivo di fare fronte a una preoccupante situazione tanto nazionale quanto valdostana, durante la seduta del Consiglio dei Ministri di mercoledì 7 giugno, è stato approvato un nuovo disegno di legge mirato al contrasto del fenomeno.
Cosa prevede il nuovo disegno di legge
Il nuovo provvedimento del Governo vuole introdurre nuove misure finalizzate a prevenire o limitare episodi di violenza domestica in presenza o in assenza di minore, cyberbullismo o stalking a danno della donna. Per fare ciò potenzia il cosiddetto “Codice rosso” di modo da rendere più tempestivo l’intervento delle forze dell’ordine dopo una segnalazione e introduce l’ammonimento da parte del questore anche per i cosiddetti “reati-spia”: minacce, lesioni, violazioni di domicilio, revenge porn o violenza sessuale.
Gli autori di atti persecutori, maltrattamenti, diffusione illecita di fotografie o video compromettenti, aggressioni con l’acido o tentato omicidio saranno da ora in avanti soggetti a sorveglianza speciale. Qualora essi violino il divieto di avvicinamento alla vittima, il cui limite metrico è posto a una distanza minima di 500 metri, possono incappare in un arresto in flagranza differita eseguito entro le 48 ore dal fatto; in aggiunta, in caso di recidiva, la pena aumenta automaticamente anche se la persona offesa è differente dalla persona per la quale è scattato l’ammonimento.
Il carcere è contemplato soltanto in vista della violazione degli arresti domiciliari o della manomissione del braccialetto elettronico che attesti l’effettiva lontananza dai luoghi frequentati dalla donna. Gli ammoniti dovranno attendere almeno 3 anni nonché aver preso parte a specifici percorsi di recupero per poter procedere alla richiesta di revoca della pena.
Importante anche, secondo la ministra per la Famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella, la formazione continua dei magistrati chiamati a trattare tali casi, c.
La violenza in Valle d’Aosta
La violenza maschile è, in Valle d’Aosta come altrove, trasversale poiché riguarda indistintamente tutte le fasce di età, i ceti sociali, le provenienze culturali, i livelli di istruzione e le tipologie famigliari; in aggiunta, a rivolgersi al Centro donne contro la violenza del capoluogo sono, a dispetto degli stereotipi, per larga parte cittadine di nazionalità italiana.
“Ritengo personalmente che tale disegno di legge sia ancora una volta inefficace poiché esso non va a colpire quella che è l’origine della violenza bensì guarda soltanto alla punizione di un reato già consumato – commenta Anna Ventriglia -. Queste nuove norme non fanno altro che richiamare i provvedimenti adottati sinora con l’obiettivo di recuperare consensi elettorali sull’onda degli ultimi due femminicidi avvenuti in Italia”.
Ancorché focalizzarsi sulla repressione, secondo la presidente del Centro donne contro la violenza sarebbe necessario concentrarsi maggiormente su azioni di sensibilizzazione e prevenzione dedicate sia ai ragazzi delle scuole sia ai potenziali protagonisti dei soprusi.
“Tutta la macchina istituzionale è a mio avviso sbagliata poiché non fornisce sufficiente informazione sull’accompagnamento delle donne vittime di abusi, che dopo la denuncia vivono un autentico calvario – continua Ventriglia -. Le pene per i maltrattanti sono sempre modeste e molti di loro vengono costretti o accedono volontariamente a centri di recupero ottenendo così benefici premiali sulla loro condanna”.
Per poter scardinare e cancellare un fenomeno oramai cronico nel nostro Paese, sarebbe necessario secondo la presidente arrivare a costruire percorsi maggiormente strutturati e non soltanto effettuare sporadici interventi a spot con le poche risorse a disposizione.
“Tempo fa abbiamo partecipato a un bando per ottenere fondi dal Dipartimento delle pari opportunità, presentando alcuni progetti da attivare nelle varie regioni di appartenenza, ma al momento le nostre idee non sono ancora state esaminate e il denaro non è ancora stato stanziato – rammenta ancora Ventriglia -. La sensibilizzazione non dovrebbe essere limitata al solo 25 novembre e non dovrebbe coincidere con testimonianze di violenze che non fanno che spettacolarizzare il dolore altrui senza proporre nuovi linguaggi e nuove sensibilità che possano davvero cambiare le cose”.