In Consiglio comunale le scorie delle Elezioni politiche. In aula accuse e veleni sulle indennità
Veleni, accuse reciproche e toni forti, per usare un eufemismo. Il primo Consiglio comunale di Aosta post-Elezioni politiche si apre così, con ancora l'onda lunga dei risultati di domenica ed il nervosismo da campagna elettorale alle stelle.
Il “casus belli” è una delibera di Giunta che norma le indennità degli amministratori ed una lettura sbagliata data, e ammessa, da parte della minoranza. Un “aumento del 10%” sugli emolumenti dei membri del Consiglio in realtà sempre esistita, ma per la prima volta “scorporata dal conteggio totale e scritta in delibera. La mozione della minoranza – collegata – chiedeva di rinunciare al presunto aumento, e destinarlo all'abbattimento delle barriere architettoniche.
La risposta arriva per direttissima dal Sindaco Fulvio Centoz che parte con velleità divulgative, poi attacca il bersaglio: “Se andate a vedere le indennità sono sempre uguali, io guadagno 4mila 730 euro lordi al mese e a cascata tutti quanti. Da quando siamo entrati abbiamo solo ridotto le indennità, portando ad un risparmio di 500mila euro fino ad oggi, a metà consiliatura. Di cosa stiamo parlando? Di campagna elettorale, che non c'entra nulla con discussione, si vuole solo fare scattare la polemica sotto le elezioni”.
I toni si alzano, gli interventi fuori microfono si sprecano – il consigliere Lotto mostra un cartello con la percentuale, 40%, di voti presi dalla neo-deputata 5 stelle Elisa Tripodi a Rhêmes, paese di cui Centoz era Sindaco fino al 2015 – e Patrizia Pradelli replica: “Non siamo in campagna elettorale, abbiamo sempre chiesto il taglio alle indennità. Questa delibera parla chiaro e dice 'incrementare': è inutile che tagliate negli anni e poi vi aumentate le indennità. La campagna elettorale la sta facendo lei”.
La minoranza inaugura la stagione del “j'accuse” reciproco, e si spacca: 5 stelle, Lega e Andrione spingono perché la mozione passi, Carpinello (Altra VdA) e Alpe frenano. Carola Carpinello, nello specifico, punta il dito: “Non ci i sono soldi per abbattere le barriere architettoniche? Contestiamolo nel bilancio. Questa mozione è puramente strumentale, fate la somma delle indennità, non sono aumentate. Questa mozione casca come il nulla sul quale è appoggiata”.
La maggioranza, ed è già una notizia, si ricompatta con Sara Fave che parla di “giochettini” di una minoranza “scorretta”, mentre Luca Girasole (Epav) si spinge più in là: “Capisco che sull'onda del populismo che vi ha premiato in campagna elettorale – dice riferendosi ai 5 stelle e alla Lega – vogliate continuare su questa strada, ma questa delibera è identica a quella degli anni precedenti, è tempo di finirla con le balle”.
Di contro Andrea Manfrin difende la mozione: “Questo è il segnale che il colpo è arrivato ed è arrivato secco – dice riferendosi alle elezioni di domenica – e non si è mai parlato di questo aumento del 10%, a prescindere di presunte 'campagne elettorali'. La nostra mozione è un provvedimento di buon senso”. Sponda colta da Vincenzo Caminiti, Uv, che ne approfitta per dichiararsi contro – per l'ennesima volta – il bilancio previsionale comunale che si approverà in seguito, e che imputa l'errore di interpretazione della minoranza alla stesura della delibera: “Scritta così non è chiara, sembra un aumento e nessuno è andato a vedere quelle vecchie, compreso il sottoscritto. Voto a favore della mozione, e anche se devo andare via per lavoro sono contrario alla delibera e al bilancio”.
C'è chi lo dice esplicitamente, chi in maniera più velata, ma la sensazione in aula è una sola: la campagna elettorale per le Regionali è appena cominciata, e – con questa lena – si prospettano due mesi di tossine ed un Consiglio comunale che rischia di finire stritolato nella ganascia di due elezioni ravvicinate.