Inchiesta Casinò, l’Uv: “Sequestri preventivi sono intempestivi e lesivi”

13 Marzo 2018

"Gli Amministratori regionali hanno operato per mantenere operativa e aperta la casa da gioco che ancora oggi è un’azienda di ragguardevoli dimensioni ed occupa oltre 600 persone, che insieme all’indotto derivato contribuiscono ad incrementare significativamente il riparto fiscale della Valle d’Aosta". L'Uv torna sull'inchiesta Casinò difendendo i consiglieri ed ex coinvolti e attaccando la Corte dei Conti e i media. 

Il Comité Fédéral del Leone rampante fa presente, in una nota "che non si è ancora aperta la fase processuale e che, pertanto, ogni soggetto coinvolto non è sottoposto ad alcuna condanna" e ricorda come "i provvedimenti contestati riguardano delibere, cioè atti pubblici, assunti e votati in modo chiaro e palese, a seguito di mandati attribuiti dal Consiglio stesso, sulla base di programmi e di piani di sviluppo rivolti esclusivamente a finanziare la casa da gioco".

Avenue des Maquisards ribadisce, quindi, come "le somme investite sono andate a finanziare lavori di messa a norma obbligatoria e di  ristrutturazione di beni immobili di proprietà della Regione, dati in uso al Casinò e che la Regione stessa, in quanto proprietaria, aveva l’obbligo  di mantenerli funzionali", "gli interventi eseguiti sugli immobili hanno contribuito a rivalutarli ed incrementarne notevolmente il valore e che durante tutta la durata dei lavori la Casa da gioco ha continuato ad operare normalmente, senza pregiudizio per le sue entrate" e ancora "tutti gli interventi sono stati documentati con fatturazioni e contabilità verificate da tutti gli organi competenti ai quali erano state affidate le responsabilità degli interventi riguardo ai quali non vi sono contestazioni, e che si sono svolti secondo i piani proposti dagli Amministratori del Casinò della Vallée che aveva la responsabilità dell’esecuzione degli stessi".

L'Uv parte poi all'attacco della Procura della Corte dei Conti giudicando i sequestri preventivi dei beni "intempestivi e lesivi nei confronti delle persone coinvolte, ipotizzando, a priori, elementi di colpevolezza del tutto inesistenti in assenza di qualsivoglia sentenza". Infine il Leone rampante se la prende con i media e la diffusione "continua di notizie e di opinioni fuorvianti che fanno venir meno la possibilità di un equo confronto tra le parti il quale non può che avvenire nelle sedi deputate ad ospitare il dibattimento giudiziale".

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