Inchiesta ‘Ndrangheta, la polemica infuria in Consiglio comunale
Pressioni ‘ndranghetiste sul Comune di Aosta, la Lega Vallée d’Aoste torna alla carica e, in una nota, chiede le dimissioni del Sindaco del Capoluogo Fulvio Centoz.
A scriverlo è il gruppo consiliare comunale che si dice anzitutto stupito per le dichiarazioni rilasciate dal Sindaco ad un quotidiano nelle quali, scrive il Carroccio “ammette di aver subito ‘pressioni evidenti che arrivavano da una parte dell’Union Valdôtaine e anche da alcuni esponenti del Consiglio regionale’ con l’obiettivo di ‘far saltare la gara’ del bando anziani del 2016”.
“Centoz afferma dunque – prosegue la nota – che aveva chiaramente sentore del carattere perlomeno ambiguo del partito con cui e grazie al quale governa la città di Aosta dopo il famigerato ‘Patto della Perenni’, con il vertice ‘testone’ di detto partito siglato pubblicamente ammettendo di fatto di aver tranquillamente continuato a esserne il fido alleato nonostante le ‘pressioni’ ricevute. Una complicità politica che certo nulla rileva ai fini penali, ma che illustra crudamente l’inadeguatezza del personaggio a ricoprire l’importante carica di Sindaco di Aosta”.
“Pressioni” che, al netto dell’intervista rilasciata dal Sindaco erano esplose in tutta la loro evidenza in diverse occasioni in tema “Bando anziani”, come quando l’Union Valdôtaine votò assieme alla minoranza per la revoca del bando, scritto e poi disconosciuto, quando dalla Regione arrivarono 400mila euro per la revoca (e si era già inserita poco prima) , o ancora quando la maggioranza si ricompattò improvvisamente in una pioggia di polemiche tutte interne.
La ‘Ndrangheta e i fatti di questi giorni
Sull’incontro tra il Sindaco di Aosta, allora in piena campagna elettorale e Raso, tra gli arrestati nell’operazione “Geenna” la Lega cerca di affondare il colpo.
“Centoz sapeva con chi si è seduto al tavolo e nonostante questo non ha denunciato – scrive la Lega –. Un comportamento gravissimo che, unito ai fallimenti amministrativi, contribuiscono a delegittimare una maggioranza che, se non avesse avuto l’appoggio della criminalità organizzata, non sarebbe tale”.
“Alla luce di questo non rimane che una strada da percorrere per il Comune di Aosta: il Sindaco e la sua Giunta facciano il primo atto giusto di questa legislatura rassegnando le dimissioni – chiude il comunicato leghista –. Dimissioni che costituiscono dunque non solo un gesto dovuto e doveroso nei confronti dei cittadini aostani che hanno subito anni di mala amministrazione, ma che avrebbero anche lo scopo di evitare che il Comune venga commissariato da parte dello Stato per infiltrazioni mafiose”.
L’ordine del giorno di condanna per ogni associazione a delinquere
Approvato ieri sera all’unanimità in Consiglio comunale l’ordine del giorno che impegna l’assemblea a “manifestare la propria totale, assoluta, radicale condanna di qualsiasi forma di associazione per delinquere, in specie di stampo mafioso”, nelle oltre tre ore di discussione, non ha fatto mancare gli spunti polemici.
Ad aprire le “danze” era stato il leghista Étienne Andrione, che in seguito annuncerà anche una mozione di sfiducia: “Oggi la città di Aosta è ormai vista come completamente infiltrata, come anche il Consiglio, dall’‘ndrangheta. Mi piacerebbe che soprattutto il Sindaco fornisse qualche chiarimento e spiegasse se ci sia la possibilità e probabilità che il Comune di Aosta venga sciolto per infiltrazioni di stampo mafioso”.
Ad alzare la posta, facendo anche di conto, ci ha pensato invece Luca Lotto, MoVimento 5 stelle: “I votanti alle elezioni del 2015 sono stati 17mila 554. La coalizione che appoggiava il Sindaco ha preso 8935 voti, ovvero il 54,18%, aggiudicandosi la competizione elettorale senza ballottaggio. Sorbara è stato il primo eletto con 747 voti nell’Uv, pari al 4,23%, e Prettico l’ottavo con 371 voti. Se togliamo il 4% dei voti di Sorbara Lei, signor Sindaco, aveva perso le elezioni. Elezioni che sono state falsate dall’intervento di forze malavitose”.
Fatta la “presunzione di innocenza”, anche qui l’invito è alle dimissioni: “Credo assolutamente nella vostra buona fede – ha spiegato invece Lorenzo Aiello, CasaPound – ma l’acqua attorno a questa vicenda è torbida. Inviterei la Giunta ad una elegante uscita di scena con le dimissioni. In caso contrario raccolgo l’appello di Andrione firmando e votando la mozione di sfiducia”.
Sindaco e Vice sugli scudi
“Ci sono nomi di non indagati che sono stati ‘chiacchierati’ – ha risposto il Sindaco Centoz –, ma anche chi ha subito una misura pesante ha diritto alla presunzione di innocenza, che vale ancor più per chi non è stato neanche lambito dalle inchieste”.
Poi la risposta, fuori dai denti: “Non devo chiarire nulla. Un procuratore della Repubblica in una conferenza stampa ha stabilito e detto che il sottoscritto non c’entra nulla con quel tipo di indagine. Non sono io che devo dare queste spiegazioni. Io mi guardo allo specchio in maniera pulita, non ho bisogno del ‘chiacchiericcio’ e non accetto lezioni di moralità in quest’aula”.
“Non mi vergogno di far parte dell’Union Valdôtaine – ha spiegato la Vicesindaca Antonella Marcoz – e come non esiste l’equazione ‘calabrese uguale ‘ndranghetista’ non esiste quella ‘Uv uguale malavitosi’. Sarà la magistratura a fare il suo corso, l’Union ha già sospeso le persone coinvolte. Io mi sento una persona onesta, non sento di aver avuto comportamenti che fanno pensare altrimenti. E appartengo all’Union e non me ne vergogno”.