Le “petites questions de ces derniers jours” non abbattono l’Union Valdôtaine
Solo delle “petites questions de ces derniers jours”: nel corso del comizio di chiusura della campagna elettorale dell’Union Valdôtaine Augusto Rollandin ha liquidato così quanto emerso durante quest’ultima settimana. Senza dubbio, ieri sera al Teatro Giacosa di Aosta era lui l’osservato speciale. C’era la curiosità di vedere se l’inchiesta lo avesse in qualche modo provato e di sapere cosa avesse da dire, ma anche la posizione dei suoi compagni di partito e dei suoi elettori. Ed è presto detto: Rollandin non si è scomposto, neanche dopo il lunghissimo applauso partito al termine del suo breve intervento (che verteva, in particolare, sull’importanza del legame tra i Comuni e la Regione e sulla vicinanza dell’UV alla gente nel corso di questa campagna elettorale).
Per quanto riguarda i suoi compagni di partito, lo spettro che aleggiava nel teatro è stato subito esorcizzato da Alexandre Bertolin, presidente della Jeunesse Valdôtaine: “Non possiamo fare finta di niente. Credo che ognuno sia responsabile delle proprie azioni e che si debba aspettare l’ultimo capitolo di un libro prima di recensirlo. Credo e spero, anche, che chi giudica lo faccia con serietà e chi scrive sui giornali racconti le cose come stanno, senza travisare. Certo, è strano che tutto questo esca prima di un appuntamento elettorale, ma non siamo tutti delinquenti e siamo pronti ad iniziare un ciclo di nuove persone. C’è chi ha dei condannati in lista eppure osa sparare sentenze su di noi”. “Hanno cercato di rovinare questa campagna con veleni e falsità, ma noi risponderemo nei modi e nelle sedi opportune”, annuncia Flavio Peinetti, mentre Emily Rini alza la voce quando dice che “non saranno questi inauditi attacchi mediatici a rompere la nostra alchimia”. In favore di Augusto Rollandin si spende anche il presidente UV, Ennio Pastoret: “Non sta a noi giudicare i contenuti ed i tempi dell’agenda giuridica, ma non si aggiunge niente a quello che già sapevamo dalla stampa. Si è anche parlato di una congregazione segreta e cospirativa per una riunione del 6 novembre 2017 nella nostra sede: si trattava della commissione sanità dell’UV. Chiudo questa parte citando il procuratore capo Paolo Fortuna, che dice che si tratta solo di un avviso di conclusione delle indagini, che è ben diverso da una sentenza di condanna. Tutta questa spettacolarizzazione lascia il tempo che trova”.
Non c’erano solo i problemi giuridici di Rollandin a tenere banco. Tra il mantra “votez et faites voter Union Valdôtaine”, risuonato tutta la sera, il grosso degli interventi dei 35 candidati era incentrato sull’autonomia e, di riflesso, sulle critiche agli altri partiti, Lega e Movimento 5 Stelle in primis. Il Senatore Albert Lanièce svela un retroscena di quanto sta succedendo a Roma: “Il contratto di governo è un grosso carnevale. Ho avuto modo di leggerlo e c’è solo un piccolo capitolo dedicato alle regioni, in cui si parla dell’autonomia di Lombardia e Veneto. Ho chiesto che ne è delle regioni a Statuto Speciale, e mi è stato risposto che nel contratto ci sono solo le cose importanti. Questo per farvi capire quanto gliene importi della nostra autonomia”. Lo spauracchio è quello di vedere al governo regionale un partito nazionale che subisca gli ordini impartiti da Roma o da Milano, ed a più riprese viene messa in luce la paradossalità di un partito come la Lega che ha nel suo programma la macroregione alpina e, al contempo, punti forte sull’autonomia valdostana. Ce n’è anche per gli altri partiti autonomisti, definiti via via “fotocopie sbiadite” e “dorate”, e per le loro promesse, ma anche per chi attacca la Valle d’Aosta sul bilinguismo. L’unico ad accennare a possibili future alleanze è Pastoret che, dopo un minuto di silenzio per Emile Chanoux, sottolinea che “c’è modo e modo di arrivarci: in posizione di debolezza o di forza. Certo è che da 12-14 anni tutti dicono di essere la vera Union Valdôtaine: tutti cercano di screditarci, ma tutti vogliono diventare come noi”.