‘Les montagnards sont là”, cronaca per immagini di sessant’anni di vita del popolo valdostano
Sessant’anni di vita politica, sociale, culturale condensati in un documentario di grande impatto. Il regista Piergiorgio Gay ha realizzato un’opera destinata a raccontare, alle nuove generazioni ma non solo, il percorso del popolo valdostano dal dopo guerra ad oggi.
L’anteprima de 'Les montagnards sont là! Histoire de l'Autonomie valdotaine” è stata presentata ieri pomeriggio alla stampa, alla presenza del regista, dell’attore valdostano Pierre Lucat, dei produttori esecutivi (Laura e Silvia Pettini della Felix Film) e del direttore della fotografia Marco Sgorbati.
Pierre Lucat, accompagna con la propria voce e la propria presenza scenica lo spettatore, dipanando una fitta trama di avvenimenti che hanno segnato la memoria dei valdostani, raccontati con l’ausilio di filmati d’epoca e immagini recenti. Tra questi, segnaliamo la liberazione e il dibattito, a tratti violento, sull’autonomia, i decreti luogotenenziali, l’apertura del Casinò, la nascita del Savt, la realizzazione dell’autostrada, il bilinguismo, lo sviluppo e la crisi della siderurgia, l’immigrazione, passata e recente, l’alternanza politica, la “crisi del fil di ferro”, il rogo del tunnel del Monte Bianco, l’alluvione, la regionalizzazione della gestione delle acque, la nascita dell’euroregione ‘Alpi-Mediterraneo’.
A fare da sfondo al narratore, quattro luoghi simbolo della regione, come la centrale elettrica di Champagne, la funivia del Monte Bianco, il castello di Fénis e il Forte di Bard.
Interessante la genesi del progetto: è stata la presidenza della Regione a proporre alla Felix Film, società indipendente di produzione cinematografica e televisiva, di realizzare un documentario che ripercorresse il cammino dell’autonomia valdostana. La Felix Film, dopo una prima fase di ricerca storica e bibliografica, ha scritto il testo, in francese, che accompagna costantemente le immagini, e ha scelto egualmente il regista.
Gli archivi storici della Rai, dell’Istituto Luce e del Brel sono stati lungamente setacciati alla ricerca di immagini adatte, mentre due settimane di riprese sono state necessarie per realizzare i filmati da aggiungere al materiale d’epoca, in un abile intreccio che evidenzia similitudini e contrasti tra passato e presente.
La Regione, nelle vesti di produttore, ha approvato testi e scelte della produzione esecutiva, ma soprattutto ha fornito il materiale storico e bibliografico necessario per scrivere un testo che esaltasse l’autonomia, intesa come sommo valore del popolo valdostano. La visione politica teorizzata da Chanoux funge da premessa storica e narrativa, ma soprattutto da canovaccio sul quale misurare l’azione politica successiva, in particolare quella dell’Union Valdôtaine, che appare, tra le righe, come erede morale del giurista e politico valdostano. L’identificazione assoluta tra popolo valdostano e valori autonomisti, di fatto, nel documentario, è un assunto di base, un postulato. Ma nella nostra Regione l’autonomia non è un concetto politicamente neutro, e si piega, come altre questioni, alle logiche da scontro elettorale, è materia incandescente che infiamma il dibattito, che divide e si presta a mille interpretazioni. Questo il limite del documentario, altrimenti coinvolgente e realizzato con grande professionalità.