“La sanità valdostana sta abbastanza bene. Criticità su Psichiatria e Dermatologia”
“Lo stato di salute della sanità valdostana è quindi abbastanza buono”. A dirlo, dopo aver sviscerato rapporti e dati nel corso di una conferenza stampa, è Mauro Baccega, da 5 mesi alla guida dell’Assessorato regionale.
“Non è vero che la sanità valdostana è allo sbando, come sostenuto da alcuni consiglieri regionali o come mostra una recente indagine di Cida”. L’Assessore ricorda i finanziamenti messi in campo: 1,2 milioni in più rispetto al 2018, a cui si aggiungono altri 500mila euro per le risorse aggiuntive regionali, i 6 milioni per gli investimenti, l’aumento da 4 a 8 dei contratti di formazione specialistica fino all’attivazione di una seconda classe del percorso manageriale per soddisfare le richieste di tutti e 53 gli aspiranti partecipanti.
A mettere in dubbio i dati di Cida – “si è lavorato sulle percezioni anziché sui dati reali” – è anche il Commissario Angelo Pescarmona.
Cita come fonti Il Sole 24 Ore e il Rapporto Sanità 2019: la Valle d’Aosta è al 55° posto in Italia su 107 province, è all’ottavo posto per la speranza di vita, ha un ottimo livello di accesso ai servizi sanitari. E ancora l’ultima indagine di customer satisfaction del 2018 dove il 76% degli intervistati ha espresso piena soddisfazione per il ricovero nelle strutture sanitarie valdostane.
“In Italia il cittadino comune ha la sensazione che i servizi erogati non siano buoni, idea figlia della disaffezione verso il pubblico” sottolinea il Commissario “Chi usufruisce però dei servizi ne apprezza la qualità”.
Qualità confermata dall’aumento della mobilità attiva su alcune specialità: urologia, chirurgia toracica, chirurgia generale, chirurgia vascolare e ancora il centro procreazione medicalmente assistita. Cala anche la mobilità passiva, anche se dal 2016 su alcuni servizi bisogna esser autorizzati per andare fuori Valle.
Anche il dato sulla “fuga” dei professionisti, sostengono i vertici della sanità valdostana, non sono allarmanti. Gli infermieri erano 709 nel 2018 e oggi sono 711, gli Oss 237 e oggi 243 mentre i medici sono passati da 341 a 327. In un anno la sanità valdostana ha dovuto, quindi, tacconare la “perdita” di 14 dottori. Concorsi, convenzioni con altre strutture del vicino Piemonte, trasferimenti in mobilità, le soluzioni adottate.
“Abbiamo fatto tutto il possibile per sopperire alle carenze che si venivano a manifestare” ricorda Pescarmona “La cosa che però attrae di più è la retribuzione”. Per incrementare gli “stipendi” dei medici il Commissario richiama “il passato” ovvero il ricorso alla Libera professione aggiuntiva. Scelta che, solo pochi anni fa, costò però a qualcuno un procedimento alla Corte dei Conti.
Pochi medici, tempi di attesa più lunghi. Le criticità maggiori sono legate ai reparti di radiologia, cardiologia, dermatologia e psichiatria. A maggio 2019 ci volevano 215 giorni per una visita cardiologica, 105 per un ecodoppler, 78 per una visita dermatologica, 61 per quella psichiatrica, 105 per un ecografia all’addome e per una ecografia tiroidea.
Situazione che per radiologia potrebbe migliorare a luglio, con la ripresa dell’attività nel poliambulatorio di Donnas, dove è arrivato un nuovo apparecchio per la risonanza magnetica. Inoltre saranno estesi i contratti con Irv e Tecnos, oltre a far ricorso alla Libera professione intramoenia.
Per dermatologia – manca all’appello il 50% dei professionisti – la speranza è che uno dei due professionisti assunti e che poi “ha dato forfait, torni nei primi mesi dopo l’estate”. Verrà poi riattivata la convenzione con l’Irv. Su Cardiologia si è in attesa dell’espletamento di due concorsi, uno da primario e l’altro da dirigente medico che vede al momento 6 candidati.
E’ andata invece deserta l’unica selezione per due posti a tempo indeterminato da psichiatra.
“E’ il punto dolente” ammette il direttore sanitario Pier Eugenio Nebbiolo “Nel 2015 avevamo 12 psichiatri, oggi siamo arrivati a 6”. Oltre all’attivazione di una convenzione con strutture di fuori valle, l’idea in questo caso è di permettere una prima presa in carico del paziente da parte di altre figure, educatori e psicologi in primis.