“Lo Statuto speciale non può essere utilizzato per violare i diritti femminili”

20 Aprile 2023

Lo Statuto speciale, largamente mutato rispetto al 1948, è una legge costituzionale ma non possiede lo stesso valore gerarchico della Costituzione e non può essere utilizzato dal legislatore per violare i diritti femminili”.

È così che Mia Caielli, docente torinese sin da piccola amica della Val d’Ayas, ha commentato l’assenza di donne nel Governo della Valle d’Aosta. Invitata dalle esponenti di Valle d’Aosta aperta all’incontro pubblico della serata di ieri, mercoledì 19 aprile, l’esperta di diritto associato ha coinvolto la platea in un dibattito dal provocatorio titolo “Chi ha paura delle donne in politica?”.

La situazione valdostana

“Mentre sono molte le figure femminili prime cittadine di Comuni valdostani, nel corso della storia del Governo regionale le donne ad aver ottenuto un seggio sono state poco più di una ventina contro un totale di circa 520 uomini – ha rammentato la ex consigliera Daria Pulz -. Questa tematica ci sta molto a cuore soprattutto perché la Valle d’Aosta è stata una sorta di antesignana della politica femminile, per la prima volta incarnata nel 1970 dalla storica sindaca di Saint-Denis Oscarina Olga Lettry”.

La rappresentante di Adu VdA ha peraltro voluto denunciare come, all’atto dell’approvazione dell’ultima legge elettorale per le regionali, sia stata negata al partito la proposta di inserire la doppia preferenza di genere, la quale impone che il secondo voto di ciascun elettore debba andare se presente a un candidato di genere opposto rispetto al primo.

“Regole come il divieto di fumare o l’obbligo di indossare la cintura di sicurezza sono divenute oramai formae mentis nella nostra quotidianità, ma con la parità di genere non è stato così semplice quindi qualche elemento legislativo non ha funzionato a dovere – ha commentato la docente -. Tale imposizione ha senso soltanto se è presente una componente femminile eleggibile, però già il 35% di donne nei partiti politici della Valle d’Aosta è un buon segnale di progresso”.

Il quadro storico

“Dopo aver notato l’insufficienza del solo Articolo 3 della Costituzione a garantire il principio di uguaglianza, l’assenza di discriminazioni di genere e il vincolo per la politica a rimuovere gli ostacoli che impediscono parità e libertà, nei decenni scorsi si susseguono molteplici ma altrettanto inutili revisioni costituzionali – ha raccontato Caielli, ospite per la quarta volta del gruppo Valle d’Aosta aperta -. Nel 2003 Camera e Senato approvano quasi all’unanimità le pari opportunità politiche tra uomini e donne, salvo paradossalmente creare pochi mesi dopo una legge elettorale che non preveda alcuna rappresentanza femminile”.

Sul versante della normativa europea, numerosi invece sono stati i documenti guida e garanti di principi corretti tra cui la Carta di Nizza, la quale dedica un intero paragrafo alla tematica dell’uguaglianza nonché un intero articolo alla tematica della parità di genere.

“Le donne non sono una minoranza o un gruppo sociale bensì necessitano di rappresentanza politica al pari degli uomini: a monte delle numerose negazioni di tale aspetto vi è l’origine maschile e fintamente neutra del diritto scritto nonché la paura che essa venga smascherata qualora al Parlamento accedessero anche figure femminili”.

La parità di genere

Ripercorrendo brevemente i vari eventi con protagoniste tutte quelle donne che negli anni hanno plasmato la società costruendo l’Italia che noi conosciamo, la ex consigliera Elisa Tripodi ha voluto insistere sulla parità di genere quale pilastro della legislazione nazionale e della Comunità europea.

“Nella precedente legislatura si è intervenuti su aspetti sociali, civili, culturali e di partecipazione politica, però proseguire su di un percorso di effettiva uguaglianza diviene sempre più difficile – le sue parole -. Non basta una legge per correggere le storture e i gap interni alla società, ma noi continuiamo a lottare per vedere riconosciuti diritti che non sono privilegi e che vanno preservati come retaggio di donne coraggiose che si sono battute per permetterci di riscattarli”.

Exit mobile version