Maggioranza regionale spaccata: due diverse conclusioni sul futuro dell’ospedale regionale
Il tema è uguale – il futuro dell’ospedale Parini – ma le conclusioni a cui giungono la III e la V Commissione sono diverse e riflettono le due diversi visioni presenti in maggioranza e minoranza sul tema. Da una parte gli autonomisti, convinti che bisogna procedere in tempi celeri a rivedere il progetto esecutivo dell’ampliamento del Parini, dall’altra Progetto Civico Progressista e la Lega VdA, che chiedono ulteriori valutazioni e di sondare altre soluzioni.
La petizione presentata dal Comitato “ValléeSanté” nel febbraio scorso, corredata da 600 firme, andrà in aula mercoledì 12 maggio, senza che sull’argomento si sia arrivati ad un punto fermo.
Le conclusioni della V Commissione, guidata da Erika Guichardaz di Pcp, partono da tre premesse: il parere espresso dalla Soprintendenza rispetto alla compatibilità della costruzione dell’ospedale con il ritrovamento del sito archeologico, la necessità che la progettazione di un ospedale tenga conto dell’attuale o di futuri eventi pandemici – variabile non presente nei progetti fino ad oggi redatti – e la necessità di riaprire il tavolo relativo alla quarta e quinta fase (la ristrutturazione dell’attuale Parini) per avere elementi più definiti per i tempi di realizzazione, per i costi del futuro presidio ospedaliero composto dai tre poli e per analizzare anche le proposte di risoluzione delle criticità emerse e le azioni future da compiere.
Facendo, quindi, riferimento al Documento di Economia e Finanza Regionale dove si esplicitava la volontà di una valutazione dei tempi e dei costi del progetto di ampliamento all’attuale ospedale, non escludendo altre soluzioni, la V Commissione prende atto “che sono necessari ulteriori approfondimenti riferiti alla visione dell’intero presidio ospedaliero e della nuova destinazione dell’ospedale Beauregard e dell’ex maternità, ai costi e ai tempi di realizzazione delle opere previste, nonché al reperimento dei fondi necessari”. Approfondimenti che dovranno coinvolgere necessariamente il Comune di Aosta, l’accordo di programma con piazza Chanoux risale infatti al 2009.
Anche la III Commissione, presieduta da Albert Chatrian di Alliance Valdotaine, condivide la necessità di approfondire la ristrutturazione del Parini, suggerendo infatti l’apertura di un “tavolo di lavoro con tutti gli attori interessati” ma non mette in discussione il progetto complessivo.
“Le risultanze delle audizioni hanno dato una risposta puntuale alle problematiche relative alla compatibilità della costruzione del nuovo ospedale H24 con i ritrovamenti archeologici e la loro valorizzazione a carattere museale.” Pertanto secondo la III Commissione le risposte “esaustive” arrivate consentono “quindi di poter procedere celermente con la revisione del progetto esecutivo del nuovo ospedale per acuti, integrato con la progettazione relativa alla valorizzazione dell’importante sito archeologico venuto alla luce, al fine di determinare in modo puntuale i volumi realizzabili, i costi di costruzione comprendenti sia la parte di edilizia sanitaria che di tutela e valorizzazione del sito archeologico, nonché un cronoprogramma attraverso il quale si possa dare una risposta certa sugli effettivi tempi di futura fruizione delle infrastrutture in progetto”.
Il progetto di ampliamento
Il programma dei lavori per vedere completato il nuovo Mauriziano, illustrato in commissione, fissa la conclusione al I semestre 2030.
L’iter progettuale e realizzativo comprende cinque fasi: la fase uno è relativa al sottopasso di via Roma, che è stata ultimata già da tempo; la fase due, in fase di conclusione, è quella che ha comportato la realizzazione di un sottopasso sotto viale Ginevra e tutta la procedura di scavi archeologici.
Si dovrebbe ora procedere con la fase tre, l’ampliamento del nuovo ospedale, una nuova struttura H24 per acuti, per la quale è necessario l’aggiornamento del progetto esecutivo, la sua validazione e quindi la gara d’appalto e i lavori. Una stima dei tempi, portata in Commissione, ipotizza la conclusione di questa fase nel 2025.
La fase quattro e la cinque riguardano invece la ristrutturazione dell’attuale Parini con l’ipotesi di fare diventare quest’ultimo un ospedale delle 12 ore (ambulatori, day hospital e day surgery) anche per limitare la dispersione termica, e realizzare un terzo polo “per la mamma e per il bambino” .
I costi, a suo tempo preventivati, sono di circa 27 milioni di euro per le ristrutturazioni, 100 milioni per il corpo di ampliamento, a cui si aggiungono i costi dei servizi, per un totale di 150 milioni.
Ad oggi sono già oltre 14 i milioni spesi fra progettazioni, indagini e scavi.
La variabile “Covid”
Tutti gli esperti auditi in Commissione hanno evidenziato la necessità di tenere conto dell’attuale e di futuri eventi pandemici.
Fabio Inzani, progettista della Tecnicaer Engeenering S.r.l. di Torino, società specializzata in ospedali e strutture socio-assistenziali, ha parlato del progetto del Parco della Salute di Torino (1100 posti letto, per un importo lavori di circa 340 milioni) facendo presente che nella progettazione di un ospedale si “deve avere un orizzonte estremamente lungimirante che deve tener conto di eventi pandemici e di nuove tecnologie diagnostiche o di cura”.
Pur non avendo visionato il progetto dell’ospedale di Aosta, ma avendo analizzato le tematiche inerenti alla cantierabilità dell’opera nell’area di Viale Ginevra, ha evidenziato “che potrebbero sorgere delle criticità inerenti alla viabilità”. L’architetto ha quindi portato ad esempio diversi casi, anche di riconversione di vecchie strutture ospedaliere in casa dalla salute o strutture per anziani, come l’Ospedale Galliera di Genova.
L’Architetto De Pineda Alvarez ha sottolineato l’importanza di mantenere gli ospedali all’interno del contesto urbano, “con la progettazione di strutture che siano circondate da parchi, alberi e vegetazione”. L’esperto in architettura ospedaliera ha quindi rilevato che la pandemia di Covid-19 – ancora in corso – ha fatto emergere alcune “carenze nelle strutture ospedaliere esistenti che impongono la necessità di tenere conto, nelle progettazioni di futuri nosocomi, dell’esigenza di disegnare l’ospedale in una forma che potrà sopportare una futura pandemia, evitando strutture labirintiche e prevedendo una maggiore flessibilità dei reparti”.
L’ingegnere Francesco Ruggiero, progettista che ha contribuito al progetto relativo all’ampliamento dell’ospedale di Garbagnate Milanese ha evidenziato che” l’esperienza del Covid ha posto una serie di riflessioni che, quando si ipotizza la progettazione di un nuovo ospedale, devono essere prese in considerazione anche a livello tecnologico e impiantistico”.
Il progetto attuale dell’ampliamento del Parini, presentato dall’architetto Giulio Felli, progettista del CPSE – Centro Studi Progettazioni Edilizie di Firenze non ha al momento preso in considerazione la variabile “pandemia”. Esigenza nuova da inserire nel progetto definitivo e condivisa con il tavolo creato tra Comune, Azienda Sanitaria e Regione. Da quanto emerso un eventuale “ospedale covid” non potrà trovare spazio nell’ospedale H24 (qui però andrà studiato un pronto soccorso unico, diviso in due percorsi per smistare le persone infette), ma al massimo andrà sviluppato all’interno del quarto e quinto lotto.
Le audizioni svolte
Il comitato Vallée Santé
I lavori della Commissione sono iniziati con l’audizione di alcuni dei componenti del Comitato Vallée Santé, che hanno ricordato le criticità del sistema sanitario: la riduzione di posti letto (passati dai circa 510 posti del 2010 ai 465 del 2019) e di personale infermieristico e medico (tagliati rispettivamente del 2% e del 12% dal 2014 ad oggi). Secondo il Comitato oggi ci sono le condizioni, anche tenuto conto dei fondi che a livello nazionale e europeo saranno destanti alla sanità, per poter avviare un discorso che guardi non solo all’ospedale nuovo – l’ipotesi portata è di costruirlo nella zona dietro al magazzino-vendita delle Fontine di Saint-Christophe – ma soprattutto ad un “progetto salute” complessivo. Sui tempi e costi sono stati portati esempi di alcune strutture francesi, equiparabili alla nostra realtà, con tempi di realizzazione di quattro anni e costi di 150 milioni di euro circa. Il comitato ha anche presentato un’ipotesi di riconversione per il Parini, che potrebbe essere destinato ad essere utilizzato come Casa della salute o Ospedale di comunità; con una sede poliambulatoriale, e che gli spazi eventualmente rimanenti potrebbero essere destinati alle diverse associazioni di volontariato.
I sindacati
Le successive audizioni hanno poi coinvolto i sindacati confederali e delle varie categorie.
La Cgil (Igor De Belli e Pietro Trovero) ha suggerito che la Regione individui un soggetto terzo “neutro” per fare, in tempi ristretti, una buona analisi dei costi e dei benefici in termini economici e qualitativi, in relazione alla costruzione di un nuovo ospedale o al proseguimento dei lavori di ristrutturazione dell’esistente, in modo da consentire alla politica e, di conseguenza, alla cittadinanza, un chiaro indirizzo verso una soluzione definitiva.
Il Savt (Albertinelli e Nigra) ha chiesto invece di procedere il prima possibile ai lavori di ampliamento dell’ospedale regionale, anche nel rispetto della volontà popolare espressa allora tramite apposito referendum. Per il sindacato un eventuale cambio di programma con la scelta di andare verso la costruzione di un nuovo ospedale in altro sito comporterebbe un allungamento di tempi e dovrebbe essere quantomeno giustificato “da convincenti e inattaccabili motivazioni dal punto di vista sia economico che progettuale”.
La Cisl (Chiara Pasqualotto) ha ritenuto che “il Progetto in questione sia complesso, ma allo stesso tempo anche completo e ha auspicato che venga preso in considerazione, dicendosi assolutamente favorevole alla progettazione, alla costruzione di un nuovo ospedale che sia in grado di ottemperare, soprattutto strutturalmente, alle esigenze che da un anno a questa parte si sono presentate a causa della pandemia in atto”.
I sindacati dei medici (AAROI-EMAC, ANAAO-Assomed, ANPO, CIMO, FASSID, FESMED, FP-CGIL Medici, FVM) hanno inviato una relazione dove si evidenzia come “la situazione sanitaria regionale ospedaliera è molto critica, per cui hanno chiesto fortemente un ospedale nuovo, costruito dove sia più opportuno, moderno e soprattutto attrattivo per chi ci lavora e per chi deve accedervi per le cure, un ospedale nuovo che non debba essere un punto divisivo e solo di arrivo ma, al contrario, debba essere un punto di inizio per la ripartenza della sanità valdostana pubblica”.
L’auspicio è di arrivare alla “soluzione migliore per il sistema sanitario regionale nei tempi più rapidi possibili, con il consenso politico più ampio possibile e senza ulteriori ritardi o marce indietro o di opportunistico ripensamento dell’ultim’ora”.