“Manca condivisione”: i sindaci bocciano la riorganizzazione regionale dei servizi sociosanitari
"In questa riorgainzzazione ci sono i titoli, ma bisogna declinare il resto". Il sindaco di Introd Vittorio Anglesio sintetizza così la scelta dell'Assemblea dei sindaci del Cpel di dare parere negativo ad un buon pezzo della riforma del Welfare voluta dall'assessorato regionale alla Sanità. Tutta l'assemblea si è espressa contraria, puntualizzando che "la riorganizzazione proposta non può essere portata avanti a prescindere da un lavoro di revisione del sistema e necessiterebbe di maggiore condivisione tecnica e politica".
L'unica astensione è arrivata dal vicesindaco di Châtillon Jean-Claude Daudry, segretario personale dell'assessore Laurent Viérin. Daudry, durante l'esposizione della questione da parte di Anglesio, ha chiesto e ottenuto una sospensione: per il presidente del Cpel-Celva Franco Manes c'era una telefonata dall'assessorato alla Sanità che chiedeva, a quanto riferito da Manes stesso, "di ritirare questo punto dall'ordine del giorno perché non era stato convocato in assemblea l'assessore Vièrin e i suoi dirigenti".
Tornato in aula, Manes ha ricordato che "non c'è nessun obbligo di legge che ci dice di convocare l'assessore, lo si fa soltanto quando serve capire o approfondire dei punti e per rispetto del lavoro del nostro dipartimento Famiglia e integrazione socio-sanitaria si va avanti".
La delibera di Giunta regionale è stata perciò bocciata, in modo però non vincolante, dall'Assemblea. Questa riguarda la proposta di allestire un'Unità di valutazione multidimensionale distrettuale come organismo unico regionale, al posto di una in ogni distretto socio-sanitario regionale e nella città di Aosta come ora.
Queste Unità sono composte da un medico, infermieri, assistenti sociali e personale amministrativo e regolano la presa in carico integrata delle persone in stato di bisogno, a seconda del livello di autosufficienza, nel sistema dei servizi e degli interventi socio-sanitari. Per farla breve, si occupano di assistenza domiciliare integrata, inserimento in strutture semi-residenziali e residenziali, certificazioni per la non autosufficienza e progetti di sostegno delle situazioni di non autosufficienza.
Le osservazioni alla delibera redatte dal gruppo di lavoro del Cpel chiedono che "fintanto che gli Enti Locali (precisamente le Unité, ndr) continueranno a gestire i servizi, con le responsabilità che ne discendono, ci sia maggior coinvolgimento nelle attività dell’Uvmd e, in particolare, nella fase di individuazione della struttura e della successiva collocazione dell’utente".
Quest'ultimo è un problema delicato e secondo i sindaci, nella delibera dell'assessorato alla Sanità, non ci sono le garanzie che "sia assicurato alle persone di essere inserite in strutture vicino al luogo di residenza, al fine di facilitare i contatti con il contesto di vita originario e di evitare che le famiglie rifiutino la proposta di inserimento".
Molte altre questioni sono tecniche e riguardano l'organizzazione tra i vari livelli amministrativi: "Vengono ridotte le sedi operative da cinque a tre, e di conseguenza, si presume, le risorse a disposizione, senza però specificare con quali tempi e modalità", continua il documento, che chiede alla Regione di sostenere gli eventuali costi per la piattaforma gestionale informatizzata e per il suo interfacciamento con i sistemi già in uso dalle Unité.
Altri dubbi riguardano la possibilità prevista di fare domande per i servizi nelle sedi degli enti locali, vista l'esistenza degli Sportelli sociali, sulle modalità di pagamento del personale nei servizi di assistenza domiciliare, del servizio di assistenza domiciliare integrata e delle cure palliative e sulla gestione della formazione del personale.