No alle associazioni “pro-vita” nei consultori valdostani
Il risultato alla fine non cambia. I soggetti del Terzo Settore, anche se in possesso di una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità, non entreranno nei consultori per l’interruzione volontaria di gravidanza. A cambiare è però chi e come si è arrivati ieri, giovedì 23 maggio, a ribadire questa volontà in Consiglio regionale.
All’ordine del giorno era iscritta una mozione presentata da Pcp che impegnava il Governo regionale “a non avvalersi di soggetti del Terzo settore, con una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità, nell’organizzazione dei servizi dei consultori previsti dalla legge 194/1978 e finalizzati all’esercizio dell’interruzione di gravidanza”. L’iniziativa non è piaciuta però alla maggioranza, che ha deciso così, a lavori quasi terminati, anziché emendare il testo di Minelli e Guichardaz, di iscrivere una risoluzione, poi approvata dalla stessa maggioranza e dallo stesso gruppo di Pcp, che “impegna il Governo regionale a mantenere l’attuale assetto organizzativo dei servizi dei consultori, che non prevede il coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. La differenza? “L’impegno della risoluzione di maggioranza, pur essendo più confuso e meno puntuale rispetto a quello da noi proposto, in sostanza riconosce la necessità di non prevedere il coinvolgimento delle associazioni sopracitate nei servizi consultoriali” scrive in una nota Ppc, accusando poi la maggioranza di voler “piantare una bandierina”, sminuendo al contempo “un’impegnativa dai contenuti condivisi da tutte le forze progressiste nazionali”, ha prevalso.
La risoluzione last minute della maggioranza ha peraltro tenuto in aula i consiglieri fino al tardo pomeriggio di ieri, nonostante l’impegno a terminare i lavori in mattinata. La presentazione dell’iniziativa ha infatti indisposto il gruppo Lega, che ha presentato 60 risoluzioni pressoché simili, cambiando solo dall’uno all’altro i riferimenti interni ad una legge. Data lettura però delle prime cinque risoluzioni, il capogruppo della Lega, ha deciso di ritirare tutte le altre iniziative.
Durante la protesta del carroccio il gruppo Pcp ha abbandonato l’aula.
Oltre ad accusare la Lega di “scarso rispetto per i diritti delle donne”, Minelli e Guichardaz attaccano il Pd: “Ancora una volta evidenziamo l’incoerenza di questa maggioranza, ed in particolare dei rappresentanti in Consiglio del Pd, rispetto a metodi e contenuti seguiti e proposti dalle forze progressiste”.
Parole che trovano a stretto giro una risposta da parte del Partito democratico. Definendo le “accuse pretestuose”, il Pd si dice stupito per “la rabbia e il rancore” nei loro confronti”. “La primogenitura di un’iniziativa consiliare è un fatto tutto tecnico, mentre il risultato finale è quello che conta.
Ogni polemica nel campo delle forze progressiste non fa altro che dare vantaggio alle destre. Speriamo che ancora una volta ci si renda conto che l’avversario politico è la destra che rischia di cambiare l’identità europea e di restringere il campo dei diritti.”