Palazzo Cogne torna a Villeneuve. Il sindaco: “Cercheremo finanziamenti europei”

28 Maggio 2016

Per quindici anni si è ragionato sulla possibilità di spostarci dentro tutti gli uffici della comunità montana, oggi unité des communes, Grand Paradis, fino alla concessione del finanziamento regionale di quasi 4 milioni di euro per realizzare l’opera. Poi, complici anche i tempi di crisi, c’era stato il ripensamento, con il ritiro del finanziamento. Ora, con una delibera di giunta comunale dell’altro ieri, Palazzo Cogne è tornato di proprietà di Villeneuve.

Il consiglio comunale del paese dovrà decidere cosa farne, tenendo conto che non ci sono le risorse per agire da soli. «Il primo atto che faremo sarà rinnovare la convenzione per spostare la centrale telefonica Telecom, da dentro al palazzo al garage comunale antistante – spiega il sindaco Bruno Jocallaz – e dopo cercheremo di ottenere dei fondi europei, magari legando la struttura al Chatel Argent». All’inizio dello scorso anno era stato redatto uno studio di fattibilità per riqualificare l’area che ospita il castello del tredicesimo secolo: «Per realizzare quel progetto sarà necessario richiedere dei fondi europei – spiega Jocallaz – e quindi abbiamo deciso di pensare ad un modo di inserire palazzo Cogne nell’operazione, anche se bisogna ancora discutere come e cosa fare».

Per ora, l’unica cosa certa è che l’edificio di via Pierino Chanoux non è più di proprietà della Grand Paradis, che l’ha restituita al Comune. La comunità montana nel 2012 era riuscita ad ottenere i finanziamenti regionali Fospi per realizzare i nuovi uffici dopo sette tentativi. Poi erano cominciati i tentennamenti da parte dei sindaci della Comunità, che inizialmente avevano chiesto di congelare il denaro regionale fino a che non si fosse saputo cosa avrebbe comportato la riforma regionale degli Enti Locali.

A opporsi a questa richiesta era stata l’allora sindaco di Villeneuve Roberta Quattrocchio. Per il paese ricevere il finanziamento era un’opportunità per recuperare un edificio fatiscente, non utilizzato dai primi anni ’90, quando era ancora di proprietà regionale e svolgeva la funzione di case popolari. Un altro beneficio sarebbe venuto dall’economia di scala per le attività commerciali e di ristorazione, innescata dalla possibilità di ospitare nel suo centro storico tutti i dipendenti pubblici della Grand Paradis.

Dopo un anno e mezzo di indecisioni era arrivata la chiusura dalla Regione quando, in una riunione di giunta dell’agosto 2014, si è optato definitivamente per non concedere più il finanziamento. «Un intervento così oneroso non ha più senso, sarebbe come buttare via i soldi – aveva detto l’assessore regionale ai Lavori Pubblici Mauro Baccega – questo anche in vista della riforma degli enti locali, con la scomparsa delle Comunità montane e l’introduzione delle Unités des Communes». L’Unité Grand Paradis però ha mantenuto più o meno lo stesso numero di dipendenti della Comunità e realizzare la progettazione per il restauro di palazzo Cogne, ora chiusa in un cassetto, è costato 350 mila euro.

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