Quotazione Cva, i vertici della società: “Rischio di effetti devastanti per la Valle”

07 Agosto 2018

“E’ come partecipare ad una gara di Formula 1 con il freno a mano tirato”. E’ questa una delle immagini evocate dal Presidente di Cva, Marco Cantamessa e dall’Amministratore delegato, Enrico De Girolamo, sul processo di quotazione, stoppato dalla Regione. I due amministratori questo pomeriggio sono stati auditi dalla IV Commissione consiliare.

“Oggi Cva sta bene, ha delle prospettive di crescita importanti per la Valle. – ha ricordato Cantamessa –  L’insieme delle circostanze attuali portano ad un futuro che non è più roseo ma grigio se si mantiene lo status quo”. In altre parole: “Non quotandosi, guardando al medio e lungo termine, vediamo rischi per continuare ad essere una società redditizia”.

Il 2024 è l’orizzonte della società. In quella data, secondo quanto stabilito dal decreto Bersani che ha avviato la liberalizzazione del mercato dell’energia, si terrà una delle prime gare per il rinnovo delle concessioni delle acque ad uso idroelettrico. “Sembra lontana, ma per affrontare una gara è come se fosse domani mattina” ha sottolineato De Girolamo.

In attesa dell’avvio delle gare per il rinnovo delle concessioni, infatti, i grandi player concorrenti “privati, o si sono quotati o hanno emesso dei bond”. 

“La questione è che l’unico concedente in Italia, proprietario del concessionario, è la Valle d’Aosta – ha proseguito l’Amministratore delegato – questo comporta maggiori rischi in caso di non ri-aggiudicazione perché non si tratta solo di avere un buon pagamento dei canoni, ma di dover rinunciare a utili e ricavi, anche derivanti dal pagamento delle tasse e degli oneri fiscali”.

Dal 2000 ad oggi Cva ha distribuito alla Regione 614 milioni di euro di utili e ha pagato 2 miliardi 700 milioni di euro di tasse, poi rientrate in Valle d’Aosta. Senza contare che l’anomalia valdostana “amplifica il rischio di ricorsi” in sede di gara.

La mancata aggiudicazione delle concessioni per gli amministratori "avrebbe un impatto devastante su tutto il territorio regionale e non solo per la società, con conseguenze anche sul fronte occupazionale”.

Alle gare, infatti, potrebbero partecipare i grandi gruppi strutturati che “difficilmente metteranno la sede legale in Valle d’Aosta e, a parte qualche figura, tutta la struttura della società, rischierebbe di andare dispersa perché questi gruppi centralizzano e ottimizzano”.

Altri elementi critici sollevati dai vertici della partecipata regionale riguardano i “gravosi appesantimenti” burocratici. Da quelli previsti dalla legge regionale 20 sulle partecipate, a quelle disposti dalla legge Madia.

Fra i pilastri del piano industriale di Cva c’è ad esempio la diversificazione delle fonti e della geografia, per ridurre i rischi, con l’acquisizione ad esempio di impianti anche all’estero.

“Per acquisir nuovi impianti bisogna partecipare a delle gare fra grossi gruppi referenziati, dando garanzie in esclusiva. Quali attrattive abbiamo, se tutte le nostre offerte vanno sottoposte all’approvazione dell’azionista, ovvero del Consiglio regionale?”. Altri problemi riguardano l'assunzione di personale –  "attrarre le eccellenze del mercato" –  o ancora la trasparenza "più da pubblica amministrazione che non da società che opera su un mercato agguerrito".

L’Amministratore delegato parla, quindi, di “svantaggio competitivo notevolissimo, che rischia di non farci crescere”.

Dai dati forniti dal Presidente Cva al momento possiede 32 impianti idroelettrici, 8 eolici, 4 solari. La produzione ammonta a 3 miliardi di kilowattora, 4,6 miliardi venduti. I ricavi ammontano a 858 milioni di euro, il margine operativo lordo è di 121 milioni di euro, l’utile netto è di 63 milioni, gli utili netti 41,6 milioni.

Il processo di quotazione è ora in standby. “L’abbiamo messo nel freezer, ma è pronto a essere tirato fuori e ripreso, anche se la conservazione non è eterna”. Se il Consiglio Valle, a cui spetta l’ultima parola, decidesse di procedere per la quotazione “nell’autunno, primavera prossima si potrà andare in borsa”.

L'Amministratore delegato ribadisce come l'operazione riguarderebbe "una quota minoritaria” della società “che dovrà decidere il Consiglio regionale. Inizialmente era stato pensato ad una quotazione attraverso la cessione di quote, con soldi che finivano nelle casse regionali, ma si può pensare a percorsi diversi”.

Infine i vertici di Cva smentiscono alcuni degli slogan usciti nell'ultima campagna elettorale: "La quotazione nulla ha a che vedere con la proprietà delle acque, acquisita recentemente dalla Regione". 

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