Regionali: indipendentisti “pronti a scendere nell’arena”

28 Febbraio 2020

Abbiamo deciso di scendere nell’arena”, dice l’esercente Michel Perret, da anni militante in Pays d’Aoste Souverain, “movimento popolare per l”indipendenza della Valle d’Aosta”. Tuttavia, manca ancora una decisione su quale sarà la forma di questa partecipazione alle prossime elezioni regionali. Perret, intervenuto in un bar del Capoluogo per presentare la festa del movimento, assieme al cantautore Christian Sarteur e alla figura storica dell’indipendentismo arpitano Joseph Henriet, si mostra tranquillo: “Ci permettiamo di prendere tempo perché siamo strutturati per poterlo fare – spiega – stiamo aspettando di vedere cosa fanno gli altri”.

A detta loro, infatti, quella di Pas non è una “corsa al consigliere”, così come quella indipendentista non è “una lotta del domani”. Le prospettive sono di lungo termine, per certi versi accostabili a quelle degli anni Settanta: una nazione arpitana attorno al Monte Bianco, “in un’Europa dei popoli e delle regioni” oppure l’annessione come nuovo cantone alla Svizzera. A dirla tutta, però, qualche militante non disdegna l’audace progetto di un’indipendenza valdostana in solitaria.

Il movimento, già durante la campagna elettorale del 2018, aveva chiesto ai partiti autonomisti di federarsi in un unico soggetto, subordinando a questa condizione la sua partecipazione attiva al loro fianco. “Se due anni fa siamo stati noi a cercare tutti i movimenti autonomisti, questa volta ci hanno chiamati loro”, racconta Perret.

Oggi le possibilità sono tre. La prima vedrebbe una partecipazione di militanti indipendentisti in altre liste. Le vicinanze con altri movimenti sono molteplici. Da tempo, ad esempio, la Jeune Vallée d’Aoste, formazione identitaria valdostana all’interno della Lega di Salvini, corteggia gli indipendentisti, ma ci sono aderenze anche con la Jeunesse Valdôtaine, la sigla giovanile dell’Union, e con l’Uvp. Un altro scenario vedrebbe una lista di soli indipendentisti, ma è da vedere se, visti anche i tempi ristretti, il movimento ha la forza di realizzarla. Resta comunque sempre la terza opzione, quella già messa in campo due anni fa: non partecipare e continuare la propria battaglia di influenza al di fuori del Consiglio regionale.

La ragione principale della conferenza stampa di oggi era tuttavia quella di presentare la “Fîta nachonala de la Val d’Aoûta”, che si terrà il 7 marzo al campo sportivo Dolce vita di Nus, in una tensostruttura. Il 7 marzo è una data storica, perché ricorda la formazione del Conseil de Commis. Una battaglia delle classi feudali della Valle d’Aosta del 1536, a sostegno di una casa Savoia in pericolo di estinzione per via delle mire espansionistiche del re di Francia e contro il dilagare del calvinismo svizzero, diventa perciò emblema dell’indipendentismo del terzo millennio: un anacronismo, tuttavia, non nascosto dallo stesso Henriet.

L’abbiamo festeggiata per la prima volta nel 1997 quando ero presidente della Lega secessionista di Bossi – racconta poi – alla nostra iniziativa risposero gli unionisti, sempre a corto di idee, copiandoci con la Festa dell’autonomia”. “La nostra festa ricorda un momento storico di indipendenza del paese – sostiene – mentre la loro ricorda un momento di dipendenza dalla Stato italiano e non poteva esserci scelta più sbagliata e inopportuna: si celebra la colonizzazione e l’italianizzazione della Valle d’Aosta”. Al netto del fatto che l”italianizzazione della Valle sia un processo, per certi versi anche spontaneo, che parte dal periodo precedente all’Unità d’Italia e che l’autonomia nasca proprio dalle ceneri del fascismo, la dimensione delle dichiarazioni di Henriet è probabilmente provocatoria: “Proprio con l’autonomia – insiste – si porta a termine il progetto che il fascismo aveva per la Valle d’Aosta”.

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