Rèstano con Restàno: il Conseil Fédéral ha scelto di andare avanti a 18
A Tzanté de Bouva di Fénis l’Uv decide di non consumare il flirt da tempo portato avanti con la Lega. Il Conseil Fédéral sceglie a larghissima maggioranza, 3 soli voti di astensione, di restare a 18, l’unica opzione portata questa sera al voto del parlamentino unionista. Scelta che apre con ogni probabilità alla consegna di un Assessorato al 18esimo consigliere regionale, Claudio Restano.
Nel documento preparato dal Comité e validato questa sera il Conseil Fédéral “esorta gli eletti a cercare la migliore soluzione possibile per assicurare un governo solido alla Valle d’Aosta, salvaguardando la posizione centrale dell’Union Valdôtaine e rafforzando le alleanze già presenti nella maggioranza del consiglio regionale, senza procedere a nuovi allargamenti.”
Viene infatti valutato “dannoso per l’Union Valdôtaine, in questo momento delicato” cercare “alleanze difficili” ma sopratutto far venire meno “i principi di coerenza che hanno caratterizzato l’azione del movimento, dall’ultimo congresso (Nda che aveva chiaramente detto No ad accordi con forze populiste e nazionaliste) fino ad oggi”.
Il documento ricorda, quindi, il ruolo centrale dell’Union Valdôtaine nello scacchiere politico valdostano e che
“il percorso di ricomposizione dell’area autonomista passa attraverso un’azione politica chiara e condivisa con le basi dei movimenti, che si traduce in una conseguente azione coerente e credibile degli eletti”.
Per il Conseil è, quindi, “necessario rilanciare il percorso di dialogo con il mondo autonomista, affinché l’Union torni ad essere la patria dei valdostani, salvaguardando i principi fondamentali del Movimento”.
A prevalere alla fine è stata la salvaguardia del movimento.
“Malgrado ciò possa rappresentare una difficoltà dal punto di vista amministrativo scegliamo la soluzione più solida per l’Union Valdôtaine” ha sottolineato nel breve dibattito il Presidente della Regione Erik Lavevaz.
“Tutt’altra soluzione provocherebbe delle rotture nel partito e un cambio di rotta rispetto a quanto indicato nel Congresso nazionale del 30 novembre 2019 che ha portato al buon risultato delle elezioni politiche del 2020”.
“Non esistono le condizioni che permettono una soluzione condivisibile con la base” ha aggiunto la presidente Cristina Machet. “In questi giorni ho sentito tanti iscritti e Presidenti di Sezione e nessuna scelta avrebbe rispettato le diverse sensibilità presenti nel nostro movimento”.