Lo “spettro” di un ricorso riporta nell’agenda del Consiglio la revisione della legge elettorale

20 Gennaio 2025

La spinta, ancora una volta, sembra arrivare dall’esterno di Palazzo regionale. Una raccolta firme, con la minaccia di un ricorso, prova a riportare al centro della discussione politica la revisione della legge elettorale. Quando mancano otto mesi alle prossime elezioni regionali, il Consiglio Valle, dopo aver fallito il tentativo di riformare “le regole del gioco”, può tentare più solo di mettere mano alla questione delle preferenze. Il disegno della maggioranza sembra essere quello di ritornare alle tre preferenze, di cui una di genere, sulla scorta di quanto avviene nelle elezioni comunali. Modifiche che per evitare eventuali referendum necessitano di almeno 24 firme. Voti che ancora una volta la maggioranza sembra intenzionata a recuperare fra le fila di Rassemblement Valdôtain.

Un segnale che qualcosa si stia effettivamente muovendo emerge dalla convocazione della I Commissione consiliare per il prossimo 23 gennaio, dove è stato aggiunto un nuovo punto all’ordine del giorno: “la revisione della legge elettorale regionale e l’organizzazione dei relativi lavori”.

“Le forze politiche che sostengono la maggioranza hanno trovato un punto di sintesi sull’aspetto più macroscopico da modificare, ossia l’introduzione della preferenza di genere.  – spiega il presidente della I Commissione Erik Lavevaz – Quindi si aggiornerà la commissione su questo aspetto e si valuterà nella commissione stessa come procedere”.

Pronto un ricorso sulla doppia preferenza di genere

A sollecitare la modifica della legge elettorale e in particolare l’introduzione della doppia preferenza di genere sono oggi 45 cittadine e cittadini, “prevalentemente impegnati nelle istituzioni, nella società o in diverse formazioni politiche”,  che hanno depositato alla Presidenza del Consiglio una nota, minacciando un ricorso legale sulla scorta di quanto avvenuto in Friuli-Venezia Giulia.

“Dopo anni di convegni, dibattiti, richieste e rinnovate sollecitazioni trasversali da parte di associazioni e movimenti è ora pronto il ricorso contro la legge
elettorale del 4 giugno 2019 n.7 attualmente in vigore” si legge nella nota “l’équipe di avvocate/i che ha lavorato al testo del ricorso avverso la legge elettorale del Friuli-Venezia Giulia presentato il 4 agosto 2023 al Tribunale civile di Udine, allo scopo di accertarne l’illegittimità nella parte in cui non è contemplata la facoltà di esprimere due preferenze a favore di candidati di genere diverso, in attesa di sentenza prevista a breve, ci ha offerto tutte le specifiche indicazioni del caso, nonché la disponibilità a lavorare per effettuare analogo ricorso anche in Valle d’Aosta”.

Il ricorso in Valle d’Aosta è sostenuto da un team legale di rilievo, di cui fanno parte la prof.ssa Marilisa D’Amico, prorettrice dell’Università degli Studi di Milano, l’avvocato Massimo Clara del Foro di Milano, con la collaborazione della prof.ssa Benedetta Liberali e il dottor Stefano Bissato dell’Università degli Studi di Milano, unitamente all’avvocata Baruffini Gardini del foro di Udine. A questo gruppo di lavoro si sono poi unite la prof.ssa Mia Caielli, costituzionalista e docente dell’Università degli Studi di Torino – audita dalla Prima Commissione nella precedente legislatura – e l’avvocata Arianna Enrichens, autrice del parere in merito alla problematica, depositato presso la Presidenza del Consiglio da parte della Consulta per le Pari opportunità, nonché avvocate/i del Foro di Aosta.

“Allo scopo di evitare sperpero di tempo e denaro preziosi, in alternativa al deposito del ricorso già pronto, chiediamo ufficialmente di conoscere le reali intenzioni del Consiglio in merito all’urgente modifica della legge elettorale che superi la preferenza unica, – introdotta allo scopo di evitare il controllo del voto, reso decisamente più difficile con lo spoglio centralizzato – nel senso del rispetto della doppia preferenza di genere, nonché la precisa tempistica prevista.  – si legge ancora nella nota –  Ciò al fine di prevedere, in tempo utile per le elezioni regionali dell’anno in corso, l’espressione da parte di elettori ed elettrici della preferenza per due candidati e di genere diverso e quindi la promozione di un’equa rappresentanza femminile sia all’interno del Consiglio regionale, sia della Giunta”.

Un obbligo a cui anche la “speciale” regione Valle d’Aosta non può sottrarsi, come ricordano i sottoscrittori della nota.
“Certe e certi della sensibilità che questo Consiglio vorrà dimostrare, determinati ad ottenere il necessario riequilibro di genere nella composizione del Consiglio e del Governo regionali – dove, a fronte di 35 componenti, le Consigliere sono solo 3 e nessuna di loro ha incarichi in Giunta -, ma anche a promuovere un passo per il superamento degli stereotipi di genere e delle disuguaglianze, restiamo in vigile attesa di effettive e rapide decisioni in merito a questo urgente adeguamento normativo, per il quale sono sufficienti 19 voti in Consiglio regionale”.

Il quadro preoccupante di disparità nell’analisi della Consigliera di parità

A confermare come la preferenza di genere, così come adottata nelle elezioni comunali, non stia portando ai risultati sperati è l’analisi condotta dagli uffici della Consigliera di Parità, basata sui dati ufficiali pubblicati nelle sezioni “Amministrazione Trasparente” dei siti istituzionali dei comuni valdostani.
Il 76% dei sindaci dei 74 comuni valdostani è uomo, mentre solo il 24% è donna. Anche tra i vicesindaci, la disparità è evidente, con il 61% di uomini contro il 39% di donne.
Nei comuni più popolosi, il divario è più accentuato: ad esempio, La Thuile conta il 94% di amministratori uomini. Esistono alcune eccezioni, come Antey-Saint-André, con il 69% di donne elette, ma il quadro generale resta sbilanciato.
In Consiglio regionale la fotografia è ancora più desolante. Nel 202o con la preferenza unica soltanto quattro donne furono elette, ridotte a tre dopo il passaggio al Senato di Nicoletta Spelgatti.

“L’assenza della doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale contribuisce a mantenere questo squilibrio. – scrive la consigliera di parità – Questo meccanismo, adottato in quasi tutte le regioni italiane (ad eccezione del Friuli Venezia Giulia e della Sicilia), consente agli elettori di esprimere due preferenze a condizione che siano per candidati di genere diverso. La sua introduzione ha già dimostrato di poter aumentare significativamente la presenza femminile nelle istituzioni locali, rompendo le barriere culturali e strutturali che limitano la partecipazione delle donne alla vita politica”.

La doppia preferenza di genere è prevista da norme nazionali e rafforzata da sentenze e leggi come la n. 215/2012 e la n. 20/2016. La Valle d’Aosta, tuttavia, non ha ancora adeguato la propria normativa, nonostante le cinque proposte di legge depositate, di cui due prevedono la doppia preferenza.

In attesa di una modifica, auspicata, da parte del Consiglio Valle, gli occhi sono puntati sul Friuli Venezia Giulia, regione che al pari della Valle d’Aosta non ha adottato la doppia preferenza, portando a un ricorso presso il Tribunale civile di Udine nel 2024. Il ricorso sottolinea il contrasto tra la legge regionale e i principi costituzionali di parità (artt. 51 e 117), evidenziando l’importanza di questo strumento per superare le barriere di genere.
“Gli sviluppi del ricorso presso il Tribunale civile di Udine sono ora seguiti con grande attenzione, poiché un’eventuale pronuncia favorevole potrebbe costringere il Consiglio regionale a modificare la legge elettorale”.

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