Sci, regioni di montagna chiedono ristori per 4/5 miliardi
“L’incertezza regna sovrana”. Dopo il Presidente della Regione, è l’Assessore competente Luigi Bertschy a delineare i possibili scenari per la stagione sciistica valdostana.
Punti fermi al momento non ce ne sono, a cominciare dal possibile divieto di spostamento fra regioni, per arrivare al protocollo sulla riapertura degli impianti, messo a punto dalla regioni, ma sul quale il Cts ha rimandato a venerdì le valutazioni.
Un segnale potrebbe arrivare dalla Consulta, che oggi analizzerà la richiesta del Governo Conte di sospensiva della legge 11/2020 sulle riaperture.
“A ore dovrebbe sapere cosa succede alla nostra legge regionale, – sottolinea l’Assessore – che potrebbe permetterci di mettere dei punti fermi per una minima apertura a favore dei valdostani, nella misura in cui decideremo di voler dare anche dei segnali politici”.
Esprimendo l’amarezza per la mancata attenzione del Governo nazionale all’economia di montagna, l’Assessore ha quindi spiegato di essere al lavoro “come regioni e come Regione Valle d’Aosta assieme ai presidenti delle società sugli scenari di bilancio”.
Si va dalla non riapertura, “con una riduzione drastica nell’immediato di liquidità, che potrebbe essere recuperata, sempre che la Pandemia nel corso dell’estate ci permetterà di fare attività”, a scenari di riapertura fino a scenari intermedi, da verificare nel momento in cui sapremo le regole del nuovo Dpcm sulla mobilità fra regioni.
“Se potremo aprire regoleremo l’apertura dei comprensori tenendo conto anche dei costi di esercizio. – spiega ancora l’Assessore – Vogliamo aprire perché l’obiettivo delle società degli impianti a fune è creare nei 60/70 giorni o più, in certe località quel minimo di indotto economico che permetterà di fare qualche giornata di lavoro per i professionisti, le attività e i lavoratori”.
Nel frattempo le regioni di montagna hanno presentato allo Stato un primo conto dei danni. “Il comparto in questo periodo ci ha rimesso almeno 11/12 miliardi, e per dare un ristoro rispettoso delle popolazioni di montagna ci aspettiamo nel prossimo decreto un impegno finanziario di almeno 4 o 5 miliardi. I lavoratori impegnati in una stagione invernale normale sono circa un migliaio”.
In apertura di intervento non è poi mancata una stoccata da parte dell’Assessore a Progetto civico progressista, con cui sembrano essere sempre più tesi i rapporti. “Pur con tutti i limiti di questa offerta, tutti quelli che annunciano che ci sono possibilità di sostituire l’economia dello sci con nuove economie dovrebbero portare sul tavolo del ragionamento politico gli stessi numeri, le stesse capacità di creare occupazione e indotto economico. Altrimenti sono solo belle parole”.