Via libera alla Réunion, ma l’entusiasmo sembra scemare
Sembrava una formalità, un’approvazione che il Congrès avrebbe liquidato in poco, il tempo di sventolare qualche cartellino rosso (storico metodo di votazione dei congressi unionisti). Il 18 maggio, la sala dell’Hotel Billia di Saint-Vincent era gremita e la base unionista, ma più autonomista in generale, sembrava entusiasta e pronta: l’orologio regionalista suonava l’ora del ricongiungimento. A Pont-Saint-Martin, invece, questo sabato 28 ottobre a fare da sfondo al Congrès, che ha comunque sancito la riunificazione, c’erano l’aria pungente delle mattine autunnali che precedono l’inverno e i visi un po’ dubbiosi di tanti (troppi?), unionisti, che non facevano presagire la stessa convinzione che a maggio risuonava nelle parole di chi sembrava pronto. Non si è mai pronti per perdonare, anche se sulla carta può essere così. La sala dell’auditorium della bassa Valle era più vuota che piena e molti hanno semplicemente disertato l’invito, ma l’assenza più pesante è stata senza dubbio quella dell’ex presidente della Regione Erik Lavevaz.
Da maggio sono passati 5 mesi, due riunioni grandi con la base unionista, una a Verrès, una Quart e una ad Arvier, in cui gli iscritti hanno aiutato a riformulare il documento che oggi il Congrès ha portato all’attenzione di tutti e alla votazione (14 astenuti). Forse 5 mesi sono stati un periodo troppo lungo per lasciar decantare una decisione così difficile da mandare giù, perché, se è vero che a livello politico sono tutti d’accordo che per sopravvivere bisogna rimanere uniti, è pur sempre vero che nessuno si dimentica che le poltrone non si moltiplicano e che difficilmente alla fine dei conti ci sono sedie a sufficienza per tutti.
La presidente unionista Cristina Machet aveva predetto un percorso semplice, una strada magari stretta e tortuosa, ma costellata solo di formalità dovute ai vari passaggi tradizionali del Mouvement, nessuno stravolgimento e nessuna lotta interna, eppure le cose sembrano non andare esattamente così. Alla vigilia del Congrès i campanelli d’allarme sono stati sostanzialmente 3: il documento redatto dalla sezione di Nus con alcune modifiche che, seppure gentili e che nulla avevano a che vedere con un’imboscata, ha alzato il livello di guardia; e poi le voci insistenti che alcuni big non fossero totalmente in linea con il processo e che anzi insistessero col dire che i tempi non sono maturi per un ricongiungimento; o ancora il grande malumore che serpeggiava nella sezione di Aoste Ville (da cui proviene anche l’ex assessore alla sanità Barmasse, arrivato appena prima dell’inizio della riunione), da cui si vociferava dovesse uscire un documento duro e critico però mai presentato a Pont-Saint-Martin.
Diversi gli emendamenti presentati al documento, a prova del fatto che la base unionista abbia riflettuto a lungo al processo in oggetto e che non fosse scontato il suo esito; tra gli interventi quello della Jeunesse Valdotaine e di alcuni esponenti come Diego Bovard, Montrosset della sezione di Jovençan e Michel Martinet, sindaco di Gressan e papabile candidato alle prossime regionali, interessato da vicino alle dinamiche amministrative in caso di réunion.
Come sempre, quando si parla del Mouvement, le voci si mescolano alla realtà dei fatti: il malumore c’è, la Réunion non è qualcosa semplice da attuare e da mettere nero su bianco, per quanto sia stato romantico invocare l’entusiasmo del ’76. La fotografia che arriva da Pont-Saint-Martin non è di un paziente completamente in salute, nonostante abbia fatto i conti con i propri errori e i propri limiti (come hanno ricordato nei loro interventi Machet e Franco Manes, arrivato da Roma, e protagonista di uno dei discorsi iniziali più a cuore aperto della giornata), ma resta il fatto che la ferita dei fuoriusciti sia comunque impossibile da perdonare del tutto.
La sala vuota per metà può assumere diversi significati, ma salta agli occhi che molti si siano già stufati della questione e che forse non la ritengano più così centrale, anche se è vero che per non morire l’Uv deve ricongiungersi e trovare una soluzione con i nuovi ex-amici o con gli ex-nuovi amici, insomma, con gli altri satelliti autonomisti che oggi sono rimasti a guardare.
Rispetto alla gioia della serata di Saint-Vincent, la mattina di Pont-Saint-Martin sembrava una festa di compleanno in cui molti non si presentano e non avvertono. Solo che la sala ormai è stata prenotata e quindi i posti restano vuoti e con loro resta il dubbio: Réunion mal digerita, disaffezione o protesta silenziosa?