Vivenda, lavoratrici delle mense e sindacati in piazza
Chiuse le scuole per l’emergenza Covid-19, e con la certezza che riapriranno – con quali misure è ancora tutto da capire – solo a settembre, le dipendenti di Vivenda, anzienda che gestisce il servizio mensa per le scuole di Aosta, scendono in piazza.
Dipendenti che avevano chiesto ai datori di lavoro l’assegno ordinario del Fis, il Fondo integrativo salariale, ma il contributo ha tardato ad essere erogato.
Con il sostegno di Cgil, Cisl, Savt e Uil la scelta è stata quella di scendere in piazza per protestare contro “l’inerzia e l’irresponsabilità” del Comune che, in Consiglio, si era impegnato a trovare una soluzione per cercare di dare al personale delle mense un piccolo anticipo per “consentire un minimo ristoro economico per il personale posto a zero ore, ad oggi in attesa della Cig”.
Di fronte a dipendenti e sindacati l’Assessora all’Istruzione Jeannette Migliorin, il consigliere Vincenzo Caminiti – firmatario di un atto sul tema portato in aula dalla consigliera di Adu Carola Carpinello – ed il Sindaco Fulvio Centoz che ha spiegato: “Il problema per la riapertura è quello di gestire le mense garantendo le distanze, ma queste sono indicazioni che aspettiamo anche noi dallo Stato e dalla Regione. Oggi non siamo in grado di dare queste risposte”, chiude annunciando un incontro con l’Assessora regionale all’Istruzione Certan.
“Abbiamo verificato le condizioni – ha invece spiegato ai manifestanti Migliorin –, e c’è la disponibilità di Vivenda di servire i pasti per i minori degli asili nido, di mettere a disposizione il personale per i centri ludico/sportivi estivi e di prendere parte ad un bando del Miur”.
Assessora che rigetta però le accuse di “immobilismo” del Comune: “Non è corretto dire che l’Amministrazione è stata inerte e irresponsabile. È stato impossibile fornire un anticipo perché purtroppo non spettava a noi, tecnicamente non sussistono le condizioni per farlo. È risultato che Vivenda si è comportata correttamente, e che l’Inps ha erogato gli ammortizzatori sociali”.
Nel dettaglio, in risposta alle sigle sociali il Comune spiegava in una lettera che dalla ditta si era appreso che “il personale era in Cig ordinaria dal primo giorno di chiusura delle scuole” e che a fine marzo era stata sottoscritta tra le parti sociali e l’Abi la convenzione per l’anticipo, da parte delle banche, della cassa integrazione ai lavoratori sospesi a causa dell’emergenza coronavirus”.
Finanziamento che “si configura come anticipo sugli ammortizzatori sociali”. Dall’Inps, invece, la comunicazione dice che 10 giorni feriali dopo il Consiglio comunale del 30 aprile “si era provveduto al pagamento ai lavoratori dell’assegno ordinario Fis e che i beneficiari avevano avuto l’accreditamento sugli Iban da loro indicati con data di disponibilità dal giorno 20 maggio in poi”. Ma anche che – si legge sempre nel documento del Comune – “l’impresa aveva attivato tutte le procedure di legge”.
Caminiti però crede che l’Amministrazione qualcosa lo debba fare: “Vivenda ha un appalto con il Comune, che ha il dovere di prendersi cura delle lavoratrici. Purtroppo, ricevere la Cassa integrazione fa saltare i requisiti per gli aiuti. Il Comune deve trovare una soluzione, perché non si può vivere con 230 euro al mese”.
Dall’altro lato, in mezzo ai manifestanti, a spiegare le ragioni della protesta è Raffaele Statti della Uil: “Questa manifestazione unitaria dei sindacati arriva dopo una nostra lettera al Sindaco per chiedere la possibilità di anticipare la Cig, e da un’altra lettera in cui chiedevamo la sanificazione delle mense delle scuole e nuove regole da utilizzare. Ma soprattutto chiedevamo quando potessero lavorare le dipendenti che si fermeranno da giugno a settembre”.
Le risposte arrivate dalla politica soddisfano a metà, ma il dialogo si riapre: “Da domani – prosegue Statti –, i rapporti istituzionali saranno più puntuali. Volevamo parlare con Vivenda ma sono irreperibili, però alle lavoratrici servono risposte”.