Bronchiolite, dopo i picchi dei giorni scorsi in Pediatria “la situazione è sotto controllo”
La situazione, nonostante un momento impegnativo, è sotto controllo. Il dato inaspettato è che l’epidemia di bronchiolite – infezione che colpisce i bronchi più piccoli, in fondo all’alveo polmonare, patologia tipica del primo anno di vita dei bambini – si sia manifestata in anticipo di tre mesi rispetto alla normalità.
Il dato ha cominciato ad emergere ad ottobre nelle cronache nazionali, arrivando anche in Valle d’Aosta.
“L’agente patogeno della bronchiolite, il virus respiratorio sinciziale, o VCR, circola regolarmente nella popolazione – spiega il dottor Paolo Serravalle, Responsabile della Struttura Complessa di Pediatria e Neonatologia dell’Usl –. Quando lo contraggono i bambini più grandi si manifesta come un raffreddore, ed i più piccoli lo prendono dai fratelli. Per un lattante ai primi mesi di vita si rischia la bronchiolite, un’infezione della parte più profonda dell’albero bronchiale che porta ad un’ostruzione e ad un’insufficienza respiratoria”.
Diversi i casi in cura all’ospedale Beauregard: “Abbiamo un reparto impegnato a pieno regime – prosegue il dirigente medico –, ma stiamo facendo bene con le nostre forze. Oggi la situazione si è alleggerita ed è assolutamente sotto controllo. Ieri avevamo 14 bambini ricoverati mentre oggi siamo a 9. Un solo bambino, invece, è in Patologia neonatale a causa dell’infezione, mentre gli altri 5 sono lì perché prematuri. Negli anni passati abbiamo avuto una cinquantina di casi per stagione, perché la bronchiolite ha una stagionalità proprio come l’influenza”.
Sull’anticipo dell’epidemia Serravalle spiega: “L’anno scorso, con il lockdown dovuto al Covid-19 abbiamo praticamente saltato una stagione. Infatti, non c’è stata l’epidemia influenzale né il virus sinciziale. È questa, probabilmente, la ragione per cui ora è in anticipo. Generalmente il picco arrivava a gennaio”.
Difficile dire, però, se l’arco temporale si esaurirà prima e se questo sia effettivamente il “picco”: “L’epidemia in genere dura per tutta la stagione fredda – aggiunge il medico –. In pre-pandemia finivano con le bronchioliti verso marzo/aprile. Ora invece, dopo il Covid, è tutto nuovo”.
Il caso non riconducibile alle passate stagioni è anche un altro: “La peculiarità è la maggior parte dei bambini ricoverati, diciamo i due terzi, hanno una coinfezione da Pneumococco. Non l’avevamo mai vista così numerosa, ma per fortuna c’è una buona risposta agli antibiotici cui il batterio si dimostra particolarmente sensibile. È la prima volta che vediamo così massicciamente la presenza dello Pneumococco, si tratta di due infezioni che vanno avanti parallelamente”.
La situazione non desta comunque preoccupazioni, anche grazie alla rete che si dirama sul territorio: “Al momento siamo in piena epidemia – spiega sempre Serravalle –, e al momento il reparto vede quasi tutti bimbi ossigeno-dipendenti. In ospedale, però, vediamo solo la ‘punta dell’iceberg’, ovvero i casi più gravi. Fortunatamente abbiamo un rapporto molto proficuo con i pediatri di libera scelta, con i quali ci confrontiamo continuamente”.