Dalla Regione 1,3 milioni nel 2024 per il personale sanitario escluso dall’indennità di attrattività
Non un’indennità sanitaria di attrattività ma un percorso “per obiettivi” che permetterà di chiudere il cerchio, al momento, fino al 2026. Grazie allo stanziamento, da parte della Regione, delle risorse aggiuntive regionali, anche il personale che lavora in sanità rimasto escluso dalle due leggi regionali sull’indennità sanitaria temporanea – come gli operatori socio sanitari, gli operatori tecnici e amministrativi – potrà beneficiare di un riconoscimento economico in più in busta paga.
“La legge prevede che le Regioni possono stanziare a beneficio dei lavoratori, sul salario di risultato, delle risorse aggiuntive regionali che non vengono erogate come un’indennità lavorativa, percepita perché si lavora, ma in base agli obiettivi raggiunti – spiega Eleine Krieger Garcia, coordinatrice dell’area sanità della Funzione Pubblica della Cgil della Valle d’Aosta -. È un meccanismo diverso, che è stato trovato insieme all’amministrazione regionale per riuscire a riconoscere ai lavoratori rimasti esclusi dalle leggi di attrattività un compenso per il loro contributo alla tenuta del sistema sanitario regionale. Parliamo di quasi 1.500 persone rimaste escluse. Per loro ci sarà l’opportunità, se si raggiungono determinati obiettivi, di avere un compenso economico in più”.
Le risorse stanziate dalla Regione ammontano a 1,3 milioni di euro per il 2024 e 3,2 milioni di euro all’anno per il 2025 e il 2026. Il percorso, iniziato a dicembre del 2021, è arrivato ora alla fase della contrattazione aziendale che definirà le modalità di erogazione della misura e gli importi. Ieri i sindacati del comparto della sanità hanno incontrato i vertici dell’Usl della Valle d’Aosta per un primo confronto sulle linee di indirizzo, approvate dalla giunta regionale. “Stiamo correndo per poter utilizzare i fondi stanziati già a partire dal mese di luglio di quest’anno”, dice Krieger Garcia.
Indennità sanitaria ridotta per tre mesi ai sanitari che non sono medici e infermieri. Cgil: “I beneficiari sono aumentati”
Intanto, da ottobre a dicembre, gli importi dell’indennità sanitaria temporanea per il personale sanitario non medico e né infermieristico, saranno ridotti. La misura era stata introdotta con la legge regionale del 2023 che estendeva la misura introdotta nel 2022 per i medici e gli infermieri anche al resto del personale sanitario laureato dipendente dell’Usl e assunto a tempo indeterminato – come i veterinari, gli psicologici e i tecnici di laboratorio – e ai medici e agli infermieri assunti a tempo parziale. L’importo stanziato è di 2,7 milioni di euro all’anno, dal 2023 al 2025.
La riduzione degli importi è stata decisa dall’Usl in accordo con i sindacati. “Durante la contrattazione aziendale avevamo inserito una clausola di sicurezza per monitorare il budget a fronte delle nuove assunzioni previste o delle eventuali dimissioni del personale durante l’anno – spiega la coordinatrice dell’area sanità della Funzione Pubblica della Cgil -. Il dato positivo è che l’azienda è riuscita ad assumere e a trattenere il personale ma, a fronte di un maggior numero di beneficiari, gli importi dell’indennità andavano ricalcolati. L’opzione proposta dall’Usl di ridurre gli importi dell’indennità per gli ultimi tre mesi dell’anno ci sembrava l’opzione meno impattante sulla busta paga dei lavoratori”.
Nel dettaglio, l’indennità scende da 800 a 520 euro per la dirigenza sanitaria non medica e da 300 a 220 euro per gli altri professionisti del comparto. A gennaio è previsto un nuovo incontro, “per ricalcolare l’importo dell’indennità sulla base dell’organico della fine dell’anno”.
Per il futuro, il sindacato suggerisce un’integrazione retributiva territoriale
Sia l’indennità sanitaria che l’utilizzo delle risorse aggiuntive regionali sono misure temporanee che per la Funzione Pubblica della Cgil, è possibile superare tramite il riconoscimento di un’integrazione retributiva territoriale valida per tutto il personale della sanità, da sommarsi al trattamento economico previsto dal Contratto Collettivo Nazionale. “Noi abbiamo proposto alla politica di ragionare su una componente retributiva tutta valdostana che però deve essere sdoganata dallo Stato – conclude Igor De Belli, segretario della Funzione Pubblica della Cgil -. Questo è l’obiettivo che ci stiamo ponendo”.