Fronte unito per salvare la sanità pubblica

16 Giugno 2023

Fin dal 2006 era chiaro il disastro della sanità pubblica che si profilava all’orizzonte, ma “non tutti hanno voluto leggerlo”. Si sapeva già che fra il 2018 e il 2025 in Italia più di 6/7000 medici all’anno sarebbero andati in pensione per anzianità. La mancata programmazione, a cui si sono sommati negli ultimi dieci anni “i tagli lineari persistenti, i tetti di spesa fissi, il blocco del turn over, i tagli ai posti letto, l’introduzione di un sistema aziendalistico”, hanno creato la tempesta perfetta che stiamo vivendo ora.
In Valle d’Aosta dal 2013 sono cessati 262 medici. “Questo vuol dire che più di metà ospedale nel 2013 non è stato sicuramente sostituito e per quanto possa essere sostituito, spesso i giovani non hanno la professionalità e l’esperienza delle persone che se ne vanno per dimissioni”. Ad oggi secondo Anaao Assomed, sindacato della dirigenza medica, mancano 40/60 medici, 20 dirigenti sanitari e 10 veterinari.

Dati e analisi sulla situazione del sistema sanitario pubblico sono stati forniti nel pomeriggio di ieri, giovedì 15 giugno, dall’Assemblea intersindacale “Salviamo la sanità pubblica”. Appuntamento svoltosi con manifestazioni, cortei ed altro in contemporanea in diverse città italiane.

Al grido di “Viva la sanità pubblica” in tanti   – rappresentanti sindacali, di categoria e di associazioni del volontariato – si sono alternati per oltre tre ore sul palco della sala Bcc dell’Arco d’Augusto per portare le proprie riflessioni e ricette contro l’impoverimento del sistema sanitario.

Ad introdurre l’appuntamento il segretario dell’Anaao Assomed Riccardo Brachet Contul, che ha ricordato come i “tacconi” messi fino ad oggi dai vari governi e dalle direzioni generali non hanno risolto le tante criticità del sistema sanitario regionale. L’introduzione anche nel nostro ospedale dei medici gettonisti oltre a essere “un business” è anche “un pericolo”. Guadagnano “fino a 3600 euro per un turno di anche 48 ore”, per poi riposarsi i restanti 20 giorni del mese. Alcuni sono neolaureati, iscritti all’ordine del medici, ma senza specializzazione. “Un fenomeno che induce ogni giorno sette medici in Italia ad abbandonare gli ospedali”.

In Valle d’Aosta sono utilizzati per ora in Pronto soccorso, in Radiologia e si pensa al loro ricorso anche in Neurologia, uno dei reparti più in sofferenza del Parini.
“Il ricorso ai gettonisti non è la causa del problema” ha ribattuto il direttore generale dell’Usl Massimo Uberti “ma la conseguenza del problema”. I tagli ai finanziamenti della sanità pubblica e la mancata formazione negli ultimi 20 anni di professionisti.
La nostra regione “con un finanziamento proporzionalmente più alto” rispetto ad altre regioni, sconta però la mancanza di attrattività. “Siamo geograficamente lontani dai centri universitari”. Da qui la necessità del ricorso ai gettonisti  – “prendiamo solo gli specialisti” – per non chiudere i servizi. “A me fa schifo far ricorso ai gettonisti – ha scandito Uberti –  perché è una sconfitta per il servizio nazionale sanitario, però ad oggi non abbiamo alternative”.

La privatizzazione della sanità passa inoltre dall’esternalizzazione al privato convenzionato, che in questo momento sta aiutando il pubblico a erogare i servizi, riducendo le liste di attesa. Fra il 2020 e il 2021 in Italia il privato ha avuto una crescita del 15%. “La Valle d’Aosta è ai primi posti in Italia in questo senso: per sei società il ricavo è stato di 2,7 milioni di euro”.

Medici e professionisti della sanità chiedono più soldi, anche incrementando la libera professione intramoenia “per evitare la fuga dei professionisti” e più assunzioni. Altre richieste riguardano la medicina difensiva –  “che ogni anno brucia 11 miliardi” – l’appropriatezza delle cure e l’adeguata presa in carico da parte della medicina del territorio.

Salviamo la sanità pubblica

“Il reclutamento straordinario che serve a livello nazionale ad oggi non c’è. – ha ricordato Igor de Belli della Cgil Vda – Stiamo parlando dei contratti collettivi che abbiamo chiuso fino al 2021, siamo nel 2023, se tanto ci da tanto a livello nazionale non c’è ancora un euro. La finanziaria sta per arrivare, di nuovo gli operatori pubblici della sanità continueranno a essere trattati come gli ultimi dipendenti della catena perché sono la struttura connettiva della nostra società”.

Alla soddisfazione economica si deve poi accompagnare quella lavorativa, con un ambiente di lavoro meno stressante e conflittuale. 

“Se vogliamo salvare la sanità, dobbiamo salvare prima gli operatori sanitari che con dolore vanno via perché magari non è stato loro concesso il part-time o non sono state considerate le difficoltà a conciliare tempi lavori e privati” ha evidenziato Fulvia Grasso, presidente dell’Associazione Viola e oncologa in pensione.

“In Valle d’Aosta il clima lavorativo è particolarmente conflittuale” ha ammesso il direttore generale Uberti. “Per risolvere questo problema dobbiamo fare sistema, dalla politica all’ultimo dei dipendenti, e per fare questo abbiamo dei punti di forza pazzeschi, assenti in altre realtà, come la possibilità di parlare quotidianamente con l’assessore o il presidente e i singoli dipendenti.” 

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