Pronto soccorso: ad Aosta rientra l’emergenza sovraffollamento
Dopo due settimane infuocate tra sale d’attesa gremite di pazienti, mancanza di posti letto nei reparti e tempistiche di attesa per esami e visite apparentemente infinite, la drammatica situazione del pronto soccorso dell’Ospedale Umberto Parini di Aosta pare essersi infine normalizzata. Con la chiusura imminente della stagione e l’allenamento della pressione turistica sui servizi di emergenza, i medici prevedono un totale e definitivo rientro del fenomeno e un successivo ritorno agli standard sanitari antecedenti l’estate.
Lo zampino del Covid
Dopo alcune problematiche residue subentrate ancora all’inizio della settimana corrente, tra giovedì 25 e venerdì 26 agosto il caos che ha sconvolto tanto il pronto soccorso aostano quanto numerosi altri reparti italiani siti in luoghi ad alto interesse turistico pare essere totalmente rientrato.
“Si tratta di dinamiche che oramai siamo abituati ad affrontare ogni anno ma che, durante questa estate, sono state ulteriormente complicate dall’inaspettata ondata pandemica che ci ha costretti a mantenere aperti due reparti aperti oltre a quello di malattie infettive riducendo pertanto i posti letto disponibili per i ricoveri – spiega Stefano Podio, responsabile della Struttura complessa di Medicina e chirurgia di accettazione e urgenza ed emergenza territoriale -. Numerosi altri reparti, in aggiunta, sono rimasti purtroppo inattivi per via della carenza momentanea di infermieri dovuta sia alla concessione di ferie estive obbligatorie per legge sia a periodi prolungati di malattia sia, nostro malgrado, alla sospensione di molti professionisti non sottopostisi a vaccinazione”.
Sulla via della normalità
“A breve saremo in grado di chiudere definitivamente il reparto Covid rimasto straordinariamente aperto durante il mese di agosto nonché di tracciare, attorno ai primi di settembre, un bilancio della portata di tale fenomeno, che possiamo senz’altro dire massimo attorno al denso periodo di ferragosto – prosegue il direttore dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta, Guido Giardini -. Con la fine della stagione, poi, il personale tornerà in regime di organico e potremo nuovamente riattivare alcuni dei reparti riportando alla normalità le condizioni del servizio di emergenza del capoluogo”.
Paura e trascuratezza
Sono molti i medici a riportare che, tanto durante la prima quanto durante la seconda ondata di Covid, numerosi pazienti rifiutavano di recarsi al pronto soccorso per timore del contagio, portando al crollo gli accessi giornalieri e aggravando i sintomi di malattie silenti quali cardiopatie, problemi neurologici e disturbi vascolari.
“A oggi assistiamo impotenti a scenari che vedono protagonisti numerosi anziani le cui condizioni di salute sono drasticamente peggiorate nel corso degli ultimi due anni a causa del rallentamento del loro percorso diagnostico-terapeutico – continua Podio -. Con larga parte delle attività e delle attenzioni dedicate alla pandemia, molti ambulatori sono stati chiusi e, complice il successivo allungamento delle liste di attesa, le visite sono state rimandate e le prestazioni sono rimaste indietro”.
L’appello alla popolazione
Secondo i medici dei servizi di urgenza valdostani, circa l’ottanta percento degli accessi coincide con semplici codici verdi o bianchi comodamente e facilmente gestibili anche dalle strutture territoriali oltre che visite del tutto improprio o superflue.
“In quanto connotato quale Lea (ndr, Livelli Essenziali di Assistenza) internazionale, il pronto soccorso è vincolato all’accoglienza di chiunque vi si presenti ma l’invito che vogliamo muovere alla popolazione residente è, come sempre, quello di rivolgersi anzitutto al proprio medico curante e soltanto in seguito e in presenza di sintomatologie persistenti o dolorose di tentare invece un approccio più indirizzato all’urgenza – conclude Giardini, ricordando la presenza, a partire dal mese di agosto, di tre ambulatori ad accesso diretto fissi tra Donnas, Ayas e Gressoney-Saint-Jean -. Tali strutture, attualmente attive anche nelle valli turistiche come Pila o Valtournenche, garantiscono sempre la disponibilità di un medico di cura primaria e, durante tale fase di transizione verso la ripresa in pieno organico dei servizi di medicina di base, rappresentano una sorta di ponte laddove si registra una mancanza cronica di dottori che andremo presto a sanare”.