Tagliare i tempi del soccorso e portarlo in montagna. Anche in Valle il progetto “Aree Interne”
L’obiettivo è semplice e complesso allo stesso tempo: adeguare qualità e quantità dei servizi di salute, scuola e mobilità – i cosiddetti servizi di cittadinanza – sostenendo le aree del Paese più marginalizzate e a rischio spopolamento riuscendo anche ad invertire, nel lungo periodo, le tendenze demografiche in crollo.
Nasce così la Strategia Aree Interne del Governo nazionale, per contrastare la marginalizzazione ed i fenomeni di declino demografico propri delle 72 aree interne individuate in Italia.
Tra queste c’è una parte della Valle d’Aosta, che dopo aver attivato un progetto simile in Bassa Valle, sposta l’attenzione ora all’ombra del Gran Paradiso per un progetto che coinvolge l’Anpas, l’Azienda Usl e l’Unité des communes.
“Oggi presentiamo tre progetti – ha spiegato proprio il Presidente della Grand-Paradis Mauro Lucianaz -, uno dei è già stato avviato in questi giorni. Con questi prevediamo il potenziamento delle attività di primo soccorso nei territori, l’attivazione dell’infermiere di famiglia e di comunità, che farà da tramite tra famiglie e altre figure sanitarie come il medico di base, e gli specialisti, e l’assistant de hameau, già sperimentato in Valle con il progetto MisMi, per contrastare il disagio legato all’invecchiamento e alla solitudine della nostra popolazione”.
Sul piatto del progetto triennale circa 800mila euro di finanziamento, con circa 150mila euro per l’acquisto delle ambulanze, 700mila per la gestione del personale e all’incirca 20mila per la formazione di nuovi aspiranti volontari del Soccorso per le due Organizzazioni Locali.
“Parliamo di assistere 2000 persone su 6 comuni che hanno perso una alta percentuale di popolazione negli ultimi anni – spiega invece Massimo Pesenti, Presidente del comitato Anpas Valle d’Aosta -. Vivere in montagna è anche svantaggioso. Il nostro obiettivo è quello di contrastare le malattie croniche. Abbiamo puntato moltissimo sull’ospedale trascurando i servizi di territorialità e le azioni preventive. Mettere in piedi l’infermiere di comunità e l’assistant de hameau si sposta sulla medicina di iniziativa, accedendo e portando informazioni, conoscenza e corretti stili di vita prima che si sviluppi una malattia”.
Nel dettaglio, l’Usl mette a disposizione un medico per l’auto medica, pronto a muoversi nel caso di necessità, mentre Anpas mettiamo a disposizione due ambulanza acquistate e tecnici del soccorso presenti in due sedi: Saint-Pierre e Cogne, per garantire una maggiore copertura territoriale e ridurre i tempi di intervento rispetto ad una partenza dei soccorsi da Aosta.
Dimezzare i tempi
Necessità spiegate dai numeri, come evidenzia il Vicepresidente del comitato regionale Anpas Andrea Parisi: “L’Usl ci ha supportato per reperire la sede a Saint-Pierre dove staziona l’ambulanza, e per le divise dei dipendenti. Le ore sono aumentate in modo esponenziale. Con la richiesta che c’è non si può fare tutto con volontari, e sono stati quindi assunti 8 soccoritori.
Su Saint-Pierre da 21 ore settimanali, prevalentemente nel weekend, ora siamo a circa 90 ore. Da sabato scorso l’ambulanza è operativa 7 giorni su 7 fino alle 19. A Cogne, da sei turni mensili di copertura di 24 ore siamo a 7 giorni su 7, per 12 ore al giorno, più 6 notti che garantiscono i volontari di Cogne, integrando sempre tra volontari e dipendenti”.
Non solo: “A gennaio – aggiunge – sono già state svolte circa 45 missioni di soccorso, la metà per codici gialli e rossi. Prima, probabilmente, avrebbero invece dovuto aspettare. Le premesse sono ottime perché il progetto prenda piede e offra un servizio essenziale al cittadino che vede dimezzati i tempi di intervento”.
Uscire dal modello “ospedalocentrico”
Soddisfatto anche Fabrizio Pregliasco, Presidente nazionale Anpas: “Questo progetto iniziale va nell’ottica di ciò che il Covid ha fatto capire, ovvero che ci sia l’esigenza di coordinarsi tra diverse attività e di ampliare una fase sanitaria che vede tutte le difficoltà di un servizio un po’ ‘ospedalecentrico’. C’è l’esigenza di costruire una filiera di servizi che avvicinino il cittadino sulle patologie tempo dipendenti ma anche su altre, creando una qualità del Servizio sanitario nazionale e regionale che deve essere essenziale”.
“Il collegamento con le realtà periferiche della nostra regione è un tema fondamentale – ha aggiunto l’Assessore alla Sanità Roberto Barmasse -. Lo scopo non è quello di fare assistenzialismo ma portare servizi perché anche quelle aree diventino risorse. Dobbiamo riportare sul territorio la sanità e la coesione sociale, soprattutto per le patologie croniche, e dobbiamo cercare di ridurre i tempi per arrivare non solo alle medie italiane ma anche ad abbassarle, nonostante tutte le difficoltà e le differenze del territorio valdostano”.