Una risonanza magnetica “anti-claustrofobia” all’ospedale Parini
La risonanza magnetica dell’Ospedale Parini di Aosta è tornata in funzione il 20 novembre e dopo il suo potenziamento da circa un milione di euro, il macchinario è diventato uno dei più avanzati ora attivi in tutta Italia.
Questa nuova risonanza, spiegano gli specialisti, presenta notevoli vantaggi in campo neurologico, oncoematologico, urologico e muscoloscheletrico, ed è dotata di intelligenza artificiale che permette un significativo passo avanti, soprattutto per quanto riguarda il comfort del paziente.
“La risonanza magnetica è molto dipendente dai pazienti” ha infatti specificato Massimiliano Natrella, direttore delle struttura complessa di radiologia diagnostica e interventistica. “I pazienti sono spesso insofferenti e con l’intelligenza artificiale possiamo eliminare tutta una serie di sequenze per facilitare noi e loro”.
Il macchinario è caratterizzato da una bore, cioè un tunnel, più grande. Sono 70 centimetri di diametro rispetto ai 60 di prima, che permettono di aiutare i pazienti che soffrono di claustrofobia e avere una sensazione più confortevole, consentendo di posizionare le braccia lungo i fianchi. È anche dotato di bobine “a copertina” che, oltre a garantire un maggior comfort, migliorano la qualità e l’accuratezza delle immagini.
“È stato fatto un contratto di manutenzione evolutiva”, ha affermato il direttore generale dell’USL, Massimo Uberti, per spiegare le modifiche apportate alla macchina. “È stato mantenuto il magnete della vecchia macchina, la parte tecnologicamente meno avanzata, ma con una dimensione e un peso tali che la sua sostituzione avrebbe voluto dire buttare giù una delle pareti per arrivare dall’esterno dell’ospedale”.
Sono così stati evitati dei disagi molto lunghi e dei costi molto maggiori considerando che, sottolineano in ospedale, il magnete ha una durata di ancora vent’anni. Questa scelta ha permesso in poche settimane, con un ritardo di 9 giorni per un problema di consegne dei pezzi, di riaprire l’attività. Emerge però che il personale tecnico e medico è però piuttosto scarso e i tempi di attesa per effettuare una risonanza si aggirano generalmente intorno ai 2-3 mesi, a volte 4-5.
Il direttore del Dipartimento di diagnostica per immagini e radioterapia, Carlo Poti, ha però sottolineato l’importanza di quest’apparecchiatura che permetterà di fare enormi passi avanti nell’ambito scientifico e per l’assistenza clinico-diagnostica, poiché consentirà di offrire diagnosi e cure di alto profilo per i valdostani e altri pazienti fuori Valle.
Alessia Berlato