Resta alto l’abbandono scolastico in Valle. Bene, invece, le prove Invalsi
Il quadro, il Memento statistico della scuola valdostana, parte da un punto cardine: il calo delle nascite e i suoi effetti sull’entità della popolazione scolastica.
Il dato non è nuovo: dal 2014 l’andamento delle nascite in Valle d’Aosta è in calo progressivo. Un allarme già lanciato dalle strutture regionali ad inizio 2021 – con lo scorso “Memento” – e che oggi, rispetto all’anno scolastico 2017/18, gli iscritti nelle scuole della nostra regione in diminuzione. Soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e la primaria, che rispetto ai dati di quattro anni fa segnano rispettivamente un calo del 16,3 e dell’11,3 per cento.
La dispersione scolastica
Nel 2021, stando al report della Struttura regionale per la valutazione del sistema scolastico, i giovani che hanno abbandonato prematuramente gli studi è pari al 14,1 per cento. Dato in rialzo rispetto al 2020 (era l’11,6) ma più basso – lievemente, era l’14,3 – nei confronti del 2019. Resta importante lo “squilibrio” tra le femmine e i maschi: se per le prime la percentuale di abbandono si attesta alle 10,9, per i secondi è invece pari al 17,1.
I giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano gli studi sono maggiori nel nord-ovest (11,5%) rispetto a quelli del nord-est (9,6%). Tra le regioni delle due zone, con il suo 14,1, spicca la Valle d’Aosta, seguita dalla provincia di Bolzano (12,9), Trento (8,8) e Friuli-Venezia Giulia (8,6). Il dato nazionale si ferma invece al 12,7 per cento.
Gli esiti scolastici e l’anno a “zero” del Covid
Dopo l’anno 2019/20 – nel quale gli esiti scolastici sono stati condizionati dall’emergenza sanitaria, con le bocciature praticamente azzerate -, le non ammissioni alle classi successivi sono tornate ai valori degli anni precedenti, con un aumento nella scuola secondaria di II grado. qui, i valori più elevati sono quelli nel biennio iniziale.
Nell’anno 2020/21, per la scuola primaria, il dato degli alunni non ammessi alla classe successiva si è attestato sullo 0,4 per cento, mentre sulla secondaria di I grado fa segnare il 3,6 ed il 12,2 per cento per le superiori. Nel 2016/17 i numeri parlavano – rispettivamente – dello 0,4, 3,2 e 10. Nel 2017/18 erano 0,3, 3,3 e 10,1 mentre nel 2018/19 si parlava di uno 0,2, 3,4 e 10,3. Qui si vede l’impatto della pandemia, dato che il 2019/20 mostra uno 0,0 per cento alla primaria, uno 0,4 per cento alle medie e un 1,2 per cento alle secondarie di II grado.
Riguardo gli studenti delle superiori con il giudizio sospeso a giugno, nel 2020/21 i dati parlano di una media – sui quattro anni, perché il quinto prevede l’esame di Stato – del 24,9 per cento. In calo, quindi, rispetto al 26 del 2018/19, del 27,1 del 2017/18 e anche del 26,8 del del 2016/17.
I non ammessi a giugno lo scorso anno scolastico, sempre alla secondaria di II grado – si diceva – sono stati il 12,2 per cento. Riguardo gli esiti di settembre – i cosiddetti “esami di riparazione” – hanno visto una percentuale di bocciati del 15,6. Quasi il doppio rispetto agli 8,6 del 2018/19 e gli 8 del 2016/17, ma ben superiore, comunque anche al dato 2017/18 che toccava la “punta” del 9,8 per cento.
“Il 2019/20 è stato anomale – ha spiegato la sovrintendente agli Studi Marina Fey -, con percentuali diverse rispetto al trend che si attestava su altre cifre. Anche perché per l’anno successivo rispetto al discorso Covid, a livello statale, non era prevista la non ammissione. Per questo, gli insegnanti hanno dovuto, l’anno dopo, fermarne alcuni studenti in più rispetto alla media”.
I numeri, però, sono molto disorganici da scuola a scuola. Fey dice: “Il dato importante sul quale lavorare è quello sulla differenza tra percorsi di studio e come, in base a questi, gli esiti cambino. C’è una forte disomogeneità”.
In effetti, le tabelle mostrano una media di non ammissioni più alta negli istituti tecnici (15,8 per cento) e professionali (11,8) rispetto ai licei (9,9 per cento).
“Quasi un quarto degli studenti valdostani del secondo anno ha ripetuto almeno una classe – aggiunge la sovrintendente -, e qui entra in gioco il discorso della dispersione scolastica. Tutti elementi che possono portare all’abbandono del percorso scolastico”.
Le prove standardizzate
Complessivamente, riguardo le prove standardizzate Invalsi in italiano e matematica, la sovrintendente Fey spiega: “La Valle, per la terza media, è migliore rispetto ai livelli di competenza nazionale, sia in italiano come in matematica per i livelli più alti:3, 4 e 5”.
Qui, riguardo le prove di italiano, i dati parlano di una percentuale del 16,8 per il 2021 (era il 10,2 nel 2019) per il livello 5 (il dato nazionale è pari al 10%, quello del nord-ovest del 10,3), del 28,7 per il livello 4 (in Italia la media è del 21,5 e del 23 nel nord-ovest) e del 29,1 per il livello 3 (24,2 sul nazionale, ma 30,7 nel nord-ovest).
Situazione simile per quel che riguarda la matematica: gli studenti di livello 5 fanno segnare il 17,7 per cento (13,5 il dato nazionale, 14,5 quello del nord-ovest), quelli di livello 4 il 21,6 (contro il 16,9 italiano ed il 17,7 del nord-ovest) mentre quelli di livello 3 il 25,9 (24,5 in Italia mentre il nord-ovest raggiunge il 26,9).
Meno bene i livelli più fragili, 1 e 2, mediamente sotto i dati nazionali e quelli dell’area di riferimento. In italiano i livelli 1 fanno segnare il 6,6 (contro il 14,9 ed il 12,4), in matematica l’11,7 (contro il 21,6 ed il 16). Risultati simili per il livello 2: in italiano la media è del 18,8 (24,2 in Italia e 23,5 nel nord-ovest), mentre per la matematica è del 23,2 (contro il 23,5 ed il 24,8).
Sulle prove in inglese, invece, i risultati degli studenti valdostani sono i migliori sia nella lettura sia nell’ascolto. In generale, i risultati migliori sono stati ottenuti nella comprensione scritta.
Per le classi quinte superiori, i risultati della prova nazionale Invalsi sono in linea con quelli del nord-ovest e nettamente migliori rispetto a quelli nazionali, per i livelli 3, 4 e 5. Però, il report segnala una grande disomogeneità per quello che riguarda le diverse scuole.
“Sono buoni risultati, tutto sommato, se comparati al nord-ovest e al livello nazionale – dice Fey -, che vedono però una dispersione implicita più marcata. Bisogna ragionare sulla capacità di valutazione e di selezione. Sono dati oggettivamente soddisfacenti, ma abbiamo ancora una percentuale molto alta sull’abbandono del percorso. I giovani che abbandonano percorso di istruzione vanno nei neet? O cercano e trovano dei lavori? Questo è l’interrogativo”.