UniVdA, un articolo per indagare luci e ombre della realtà universitaria valdostana

04 Giugno 2022

Nell’occhio del ciclone della bufera che nei giorni passati ha colpito l’Università degli studi della Valle d’Aosta, venerdì 27 maggio Giuseppe Grassi, Dario Musolino e Massimo Zanetti hanno finalmente visto sbocciare il frutto di un anno e mezzo di lavoro di indagine e ricerca nella finale divulgazione del loro articolo “Università, territorio e sviluppo in aree remote: il caso della Valle d’Aosta”. Scritto a 6 mani basandosi sulle percezioni e sulle valutazioni degli esperti del settore privato socioeconomico valdostano, il breve saggio di analisi di funzioni e implicazioni dell’ateneo nel contesto territoriale locale è stato pubblicato sulla rivista elettronica quadrimestrale di portata nazionale “Regional Economy”.

Punti forti e punti deboli

“Dalle opinioni degli stakeholder emerge sicuramente il riconoscimento di diversi punti di forza del giovane ateneo valdostano, i quali potrebbero rivelarsi molto utili allo sviluppo economico di una regione remota e di confine come la nostra – spiega Grassi, reduce da un soddisfacente percorso in economia presso l’Università regionale -. Oltre alla presenza di docenti qualificati e agli evidenti vantaggi offerti dal bilinguismo dell’offerta formativa erogata, di particolare rilevanza godono anche la localizzazione geografica di confine europeo del plesso e il numero limitato degli studenti iscritti che favorisce interlocuzione e rapporti tra allievi e professori”.

Accanto alle innegabili prerogative positive dell’ateneo, tuttavia, Grassi, Musolino e Zanetti hanno evidenziato che gli stakeholders del settore privato valdostano richiedono uno sviluppo dell’offerta didattica allineato alle caratteristiche e ai fabbisogni del sistema produttivo regionale, in modo che possa meglio assolvere a una funzione strategica per lo sviluppo locale.

“Oltre all’ultimazione della realizzazione di un unico campus e all’allestimento di un efficace sistema di pubblicizzazione dei propri corsi di laurea, sarebbe necessario stabilire un’interazione più stabile e strutturata con gli attori territoriali nonché un maggiore rinnovamento e allineamento del pino formativo alle vocazioni e alle specializzazioni locali – suggerisce Grassi, convinto che questi e altri elementi di criticità evidenziati dagli stakeholder possano spiegare la crescente difficoltà di UniVdA ad attirare o trattenere studenti -. È ovvio che tale punto di vista è soltanto una delle prospettive attraverso cui effettuare tale analisi, ma resta innegabile che i feedback emersi non possano essere trascurati in una regione limitrofa dove l’Università potrebbe ribaltare una traiettoria di progresso che negli ultimi anni appare pericolosamente declinante”.

I prossimi sviluppi

Una delle prossime tappe evolutive del progetto “Università, territorio e sviluppo in aree remote: il caso della Valle d’Aosta” sarà l’allestimento di un seminario finalizzato a portare il tema all’attenzione dell’opinione pubblica e a restituire agli interessati i risultati della ricerca.

“Con parziale sorpresa e con grande piacere, ho già potuto ricevere alcune manifestazioni di interesse provenienti da ambiti istituzionali e non in merito proprio all’organizzazione di tale incontro, che vuole essere un’occasione per favorire il confronto equilibrato e ragionato tra stakeholder, ateneo, attori sociali e auspicabilmente anche decisori politici – conclude Grassi, dettosi peraltro allettato dalla prospettiva di intraprendere una potenziale carriera accademica, della quale tuttavia egli pur riconosce le ostiche prospettive di raggiungimento -. Assieme agli altri autori di tale articolo stiamo tuttora proseguendo sulla medesima linea di indagine al fine di arricchire e perfezionare la precedente analisi nella speranza di portare anche all’attenzione della società civile valdostana un rapporto tra università e territorio fondamentale per il proprio essere e il proprio divenire”.

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