Alpinismo, nuova via sull’Emilius: tre colleghi la dedicano a Maurizio Giordano

25 Agosto 2020

Sono le 15 di venerdì scorso, 21 agosto, quando tre istruttori militari di alpinismo del Centro Addestramento Alpino arrivano in vetta al Mont Emilius. La conquista (3.559 metri) non è certo una “prima”, ma l’avventura di Stefano Cordaro, Valerio Stella e Lorenzo Di Francesco segna il coronamento di un progetto per il quale ci sono voluti tre tentativi, dal 2017 ad oggi: aprire una nuova via sulla grande e isolata parete est della montagna di Aosta per antonomasia. Una linea che si chiamerà “Giordi”, in memoria di Maurizio Giordano, amico e collega dei protagonisti dell’impresa, deceduto in Pakistan nel 2018, mentre era impegnato nell’ascensione al Gasherbrum IV.

La nuova via percorre centralmente la parete, diventando l’opzione maggiormente diretta per la cima. Presenta uno sviluppo di circa 500 metri e una difficoltà complessiva TD+/VII (vale a dire molto sostenuta, visti gli appigli e appoggi piccoli e distanti). Si tratta di un itinerario alpinistico moderno, che presenta soste a spit nelle zone più compatte, ma necessita dell’utilizzo di protezioni veloci nei tratti in fessura. “Dalla città di Aosta quella parete è invisibile, – racconta Stella – Provenendo dalla bassa valle, percorrendo la Statale 26, all’altezza di Nus la si intravede per qualche chilometro, ma la distanza e la differenza di quota rendono difficile capire come possa essere”.

Nel 2017, lui e Cordaro diventano guide alpine valdostane e “per festeggiare ci proponiamo di sfruttare un primo tentativo”. Ai due si unisce anche il collega istruttore Di Francesco, “che risponde con incredibile entusiasmo al nostro invito”. La data è l’8 agosto. In quell’occasione, “riusciamo ad ultimare sette tiri di roccia solida e divertente”, ma “il tempo e le forze iniziano a ridursi inesorabilmente e decidiamo di posticipare la prosecuzione dei lavori”. Si sa, “mettere d’accordo tre persone e relative famiglie, mogli e fidanzate si rivela difficile e così giunge l’autunno con le sue temperature”, che impediscono anche solo di pensare di riprendere il cammino.

Tutto viene rimandato all’estate successiva, ma l’11 luglio 2018 Giordano perde la vita travolto da un blocco di ghiaccio sulla “Seraccata degli italiani”, durante il tentativo di conquistare “la montagna scintillante”. “L’evento è per noi devastante, – sottolinea Stella – un dolore tremendo che segnerà per sempre la nostra vita”. Solo a settembre, l’8, i tre ritrovano un desiderio minimo di tornare in parete, ma “la strategia adottata non è corretta, siamo troppo pesanti e riusciamo ad aggiungere solo un bel tiro di arrampicata a quelli aperti l’anno precedente”. Di fronte al “bellissimo quanto difficile diedro dove non riusciamo a salire”, i tre si calano, raggiungono il bivacco e “la mattina seguente nessuno ha più voglia di ripartire”.

Nel 2019, la data che soddisfa le agende di tutti non si trova e, nel giugno e luglio 2020, “vediamo scorrere almeno tre lunghe ‘bolle’ anticicloniche con bel tempo stabile, che sarebbe stato perfetto per il terzo tentativo”, ma “siamo impegnati al lavoro e non riusciamo a sfruttarle, con la consapevolezza di aver perso il momento migliore dell’estate”. Però, il 21 agosto “tutti gli incastri delle nostre vite sembrano allinearsi perfettamente”. Oltretutto, in luglio Di Francesco è diventato aspirante guida alpina valdostana e “abbiamo maggiore consapevolezza e tranquillità nell’affrontare quel tratto che ci sembrava impossibile due anni prima”.

Si parte, con un’alba stupenda, la temperatura perfetta e – sul primo sole – “un’onda di luce rossastra ci abbraccia”. Si fa strada un timido “oggi sicuro usciamo in punta!”, ma è ancora presto per parlare. “Sembra davvero di essere in un mare di roccia, la parete è larga ed ancora molto alta, – ricorda Stella – Stefano parte super motivato e si dirige poco più a sinistra del diedro liscio dove non eravamo riusciti a salire scovandone un altro nascosto che riesce a scalare con non poco ingaggio”. Il tratto chiave è superato, ma la fatica non è finita. Dopo “un paio di tiri non banali”, finalmente “il ritmo del primo di cordata inizia ad aumentare sensibilmente”. I tre continuano “a cercare la roccia che ci sembra migliore tendendo leggermente verso destra, fino a quando un grido di gioia ci sorprende e fa esplodere la felicità: siamo in vetta!”.

La cordata esce due metri sotto la Madonnina, lungo la cresta nord-est “dei Curati”, dopo aver scalato praticamente sempre al sole, “fuggendo dall’ombra nella quale sta ricadendo la parete”. Dagli appunti di Osvaldo Cardellina, alpinista profondo conoscitore dei “monti gemelli” che si stagliano su Aosta (l’Emilius e la Becca di Nona), si direbbe che l’ultima nuova via salita sulla parete percorsa dai tre istruttori risalga al 1975. “La linea che Stefano aveva tanto sognato – conclude Stella – si è realizzata esattamente come l’aveva pensata: diretta, su roccia prevalentemente compatta e distinta dalle poche classiche presenti”.

E, non si può che aggiungere all’“identikit” della linea, nel ricordo di un collega e compagno, sull’intitolazione al quale i protagonisti dell’impresa convengono “senza che ci fossimo parlati in precedenza”, tanto che “con l’imbrago ancora indossato” e “con gli occhi lucidi scriviamo un breve messaggio ed inviamo una foto ad Ornella, la mamma” di Giordano, che “ci risponde felice come noi”. Ora c’è davvero tutto e la “via ‘Giordi’ rimarrà per noi il ricordo di giornate indimenticabili vissute su una parete quasi dimenticata ricordando un amico eccezionale”.

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