Associazioni tra Comuni, il Savt: una norma da rivedere
La “Nuova disciplina dell’esercizio associato di funzioni e servizi comunali e soppressione delle Comunità montane”? Una norma da rivedere.
A scriverlo è il Savt che spiega come l’applicazione di questa legge “fatta eccezione per pochi casi, non solo non ha garantito i risultati auspicati in termini di migliori servizi erogati e di risparmio di spesa, ma al contrario ha prodotto ulteriori criticità in termini di efficienza e di efficacia con ulteriori aggravi dei costi generali”.
Basandosi su una sentenza della Corte Costituzionale, la 33 del2019, il Savt rimarca che “la gestione in forma associata non possa essere imposta ma debba essere rimessa alla volontà delle singole amministrazioni, valutando anche la possibilità di superare il limite di appartenenza alla stessa Unité des communes. Nel caso si decida di andare verso la gestione associata, però, si deve optare per una vera forma di associazione che deve prevedere necessariamente la delega di funzioni e l’individuazione di un unico soggetto giuridico in base alle norme vigenti”.
Il problema del personale
“Uno degli argomenti che deve essere assolutamente rivisto – scrive ancora il sindacato – è quello relativo al reclutamento del personale, oggi affidato in via esclusiva all’amministrazione regionale per tutti gli enti del comparto unico. Tale scelta, non accompagnata da un’adeguata riorganizzazione degli uffici competenti associata a discutibili criteri di utilizzo delle graduatorie, ha portato ad ingessare le procedure concorsuali, con la conseguenza che non si è proceduto all’assunzione di personale in un momento di grande crisi occupazionale. È quindi auspicabile che tale competenza torni il prima possibile in capo agli enti locali”.
E proprio agli Enti locali il Savt si affida in quanto “l’amministrazione comunale” è “l’istituzione più prossima e vicina ai cittadini. In questo senso si ritiene che il dibattito apertosi su più fronti sulla possibile fusione tra Comuni, non possa essere banalizzato e ridotto esclusivamente a giustificazioni di mera natura economica. Senza voler mettere in discussione l’attuale modello valdostano basato su 74 realtà comunali, si ritiene che l’eventuale fusione tra Comuni debba avvenire per diretta volontà dei territori interessati e dei loro cittadini, spinti da ragioni ideologiche e a seguito di un attento dibattito di approfondimento”.