Carcere: 80 studenti in visita a Brissogne. Colpiscono le storie di vita dei detenuti
Hanno attraversato i lunghi corridoi della struttura penitenziaria, oltrepassato i tanti cancelli ripercorrendo simbolicamente le tappe a cui va incontro una persona che viene portata in carcere. Qui viene prima viene identificata, perquisita, immatricolata e poi accompagnata in quelli che vengono chiamati padiglioni detentivi.
Ottanta studenti delle scuole superiori di Aosta, Pont-Saint-Martin, Courmayeur e Chatillon oggi, mercoledì 1° dicembre, hanno incontrato per la prima volta nella loro vita la realtà del carcere. Una visita organizzata nell’ambito del Percorso della legalità promosso e portato avanti, ormai da 4 anni, dall’Assessorato regionale all’istruzione e cultura e dal Sindacato autonomo di Polizia.
Una volta dentro hanno ascoltato, prima in silenzio e poi esprimendo domande e curiosità, le storie di vita di di Andrea, Giuseppe, Luca e Petrea, detenuti che stanno scontando la loro pena a Brissogne, raccontate in modo autentico, senza fronzoli. Storie difficili alle prese con debiti importanti, con l’abuso di sostanze, con famiglie in difficoltà, problemi di soldi, cattive compagnie. Storie di persone che non nascondono i loro errori e le loro responsabilità “Sappiamo di aver sbagliato, di aver fatto scelte non giuste e di dover pagare“, ma chiedono alla società di avere un’altra chance, una volta fuori, di poter ripartire da capo, reinserirsi nella società trovando un lavoro, una casa. “Il rischio per noi sta fuori di qui – spiega Andrea – una volta saldato il nostro debito con la giustizia rischiamo di dover compiere nuovi reati perché non sappiamo come vivere”.
Con i ragazzi il dialogo sin da subito è schietto e vivace. “Ve la siete cercata” qualcuno mormora dal pubblico. “Eravamo coscienti, lo sappiamo, e il nostro complice è la droga, statene alla larga perché non è vero che si smette quando si vuole”. Tra consigli, racconti, domande e risposte c’è spazio anche per qualche battuta e ironia. Come quando Giuseppe interviene: “io non ho grandi giustificazioni, non sono extracomunitario, non mi drogo, non bevo, solo che mi piace viaggiare con le auto degli altri…”
La difficoltà nel reinserimento sociale dei detenuti torna più volte. Insieme al sovraffollamento delle carceri è il vero problema. Lo sa bene il direttore Domenico Minervini che sin dall’inizio del suo mandato ha puntato sull’apertura di contatti e di relazioni con l’esterno per creare attività, corsi di formazione e occasioni di lavoro dentro e fuori il carcere. “Noi le chiamiamo opportunità trattamentali e sono attività che si propongono di migliorare la qualità di vita dei detenuti e fornire loro competenze nuove e capacità che potranno spendersi nel futuro”.
L’ultima attività in termini di tempo è un laboratorio di giornalismo: 74 ore di corso cofinanziato dal Fondo sociale europeo che sono servite per creare un comitato di redazione e condividere le regole che stanno alla base del processo informativo. Da questo corso è nato “Pagine speciali”, il periodico della casa circondariale di Aosta dove i detenuti potranno condividere con l’esterno i loro pensieri, le loro riflessioni ed emozioni. “Le persone che stanno fuori – spiega Andrea a nome del comitato di redazione – leggeranno i nostri cuori, per noi è importantissimo perché in questo modo possiamo sentirci considerati”.