Cime Bianche, comitato e associazioni ambientaliste presentano una formale diffida alla Regione

11 Dicembre 2020

Dalle parole ai fatti. Nei giorni scorsi, con nota a firma dell’avvocata Paola Brambilla di Milano, il comitato Ripartire dalle Cime Bianche – assieme ad alcune tra le maggiori associazioni di tutela dell’ambiente montano come Cai, Cipra Italia, Mountain Wilderness, Wwf, Legambiente VdA, Federazione Pro Natura e Lipu –, ha inviato ai soggetti promotori, alla Procura regionale della Corte de Conti e all’Anac, una formale diffida a dare corso a qualsiasi attività di progettazione che riguardi la realizzazione di impianti di risalita nel Vallone delle Cime Bianche.

Scadono infatti lunedì prossimo, 14 dicembre – scrive il comitato –, i termini per la presentazione delle offerte per l’effettuazione degli studi preliminari del collegamento funiviario Ayas/Cervinia nel Vallone, per un importo a base d’asta che parte da poco più di 742mila euro.

Il Bando è stato pubblicato dalla società Monterosa lo scorso mese di ottobre – scrive il Comitato –, contemporaneamente alla pressante richiesta rivolta agli enti locali per ottenere nuove risorse finanziarie al fine di evitare la chiusura di stazioni sciistiche minori (Brusson, Champorcher, Gressoney-Saint-Jean)”.

Non solo: “Mentre, nel pieno della seconda ondata della pandemia Covid19, le regioni alpine rivolgono appello al governo nazionale affinché la montagna non sia considerata unicamente per gli impianti di risalita e quale parco giochi per la città – si legge ancora nella nota –, ma anche e soprattutto per il patrimonio di biodiversità che rappresenta, e per un’offerta turistica molto più ampia dello sci da discesa (passeggiate a piedi e con le ciaspole, relax, sci di fondo, scialpinismo, immersione nella natura, cultura, artigianato, enogastronomia), la Regione Valle d’Aosta e le società partecipate Monterosa spa e Cervino spa proseguono imperterrite sulla strada perdente dell’aggressione alla montagna, perfino nelle aree sottoposte a specifica tutela, e individuate dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione stessa come meritevoli di conservazione”.

Questione che fa sollevare al comitato e alle associazioni “l’ipotesi di danno erariale, connesso al finanziamento di un progetto che prevede la realizzazione di impianti su un’area in cui questi sono vietati. Peraltro, va rilevato che il prefigurato carosello impiantistico non avrebbe alcuna valenza sciistica giacché, per intrinseche caratteristiche geomorfologiche, il Vallone delle Cime Bianche non si presta alla pratica dello sci da discesa e rivestirebbe unicamente un carattere pubblicitario legato alla vastità del comprensorio, a evidenziare ancor più lo sconcerto per il disinteresse dei soggetti promotori nei confronti della bellezza e delle ricchezze durature del proprio territorio”.

O, per dirlo con l’avvocata Brambilla: “Trattasi di divieto assoluto, che non può essere eluso neppure da una valutazione di incidenza, sicché ogni studio o progetto, destinatario di fondi pubblici, che preveda un nuovo collegamento in sito è chiaramente impossibile, con oggetto illecito, ed è suscettibile di determinare ipotesi di danno erariale”.

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