Cogne, scompare il lago del ghiacciaio del Grand Croux

18 Agosto 2017

I ghiacciai si ritirano e i laghi scompaiono. Il riscaldamento globale ha per vittima questa volta il lago glaciale del Grand Croux a Cogne, nel Parco Nazionale Gran Paradiso. Dopo lo svuotamento improvviso della scorsa estate che aveva avuto come conseguenza l’allontanamento di alcuni turisti, dalle vicinanze del torrente in Valnontey, quest'anno non si è riformato. Durante il sopralluogo degli scorsi giorni, gli uomini del Corpo di Sorveglianza del Parco hanno trovato la conca che ospitava il lago glaciale totalmente priva di acqua e di porzioni di ghiaccio residuo. Le prime ipotesi da parte dei guardaparco, in collaborazione con i tecnici di Fondazione Montagna sicura, puntano il dito contro le alte temperature riscontrate nelle ultime stagioni, che stanno provocando intense trasformazioni nel ghiacciaio.

Segnalato per la prima volta nel 2003 il lago normalmente si formava a seguito della fusione del ghiaccio, a ridosso di una porzione laterale sinistra più alta della zona di ablazione che arretrando creava un bacino glaciale. Ogni anno, tuttavia, il lago si svuotava in maniera naturale per poi riformarsi durante la stagione estiva. Quest’anno il ghiaccio non ha otturato i canali subglaciali che scorrono per 350 m sotto il ghiacciaio, consentendo così il deflusso dell’acqua nella zona frontale e il mancato riempimento del bacino.

“Lo svuotamento dei bacini glaciali è un fenomeno che può avvenire in natura, quest’anno però è la prima volta che osserviamo, nel caso del Grand Croux, che il lago non si è proprio formato” spiega Stefano Cerise, ispettore del Corpo di Sorveglianza, “Si tratta probabilmente di una conseguenza dei cambiamenti climatici in atto con cui dovremmo confrontarci sempre più nei prossimi anni, anche come situazioni di potenziale rischio”. 

Nel Parco sono presenti 58 ghiacciai di cui 34 monitorati dai guardaparco al fine di comprendere le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto e ipotizzare scenari futuri. Le rilevazioni e i dati raccolti dal Corpo di sorveglianza del Parco e dagli operatori del Comitato Glaciologico Italiano "dimostrano un intenso regresso glaciale che sta portando alla forte riduzione o estinzione dei ghiacciai di minori dimensioni presenti nell'area protetta, con la divisione di alcuni di quelli maggiori e una rapida trasformazione del paesaggio dell'alta montagna".

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