Comitato Giù le mani dalle acque: “Svendere i settori strategici ai privati è catastrofico”
“Superati i duri mesi del ‘lockdown’ e dell’emergenza Covid è per tutti arrivato il tempo di bilanci. Fare il bilancio delle cose negative è facile, un po’ meno lo è trarre le giuste lezioni che, bene o male, tutti gli eventi estremi dovrebbero insegnare”.
A scriverlo è il Comitato Giù le mani dalle Acque e da Cva, che passata la “buriana” dell’emergenza torna alla sua battaglia storica, e lo spiega in una nota: “La lezione che noi vorremmo trarre da questo periodo è questa: privato non è sempre buono, pubblico non è sempre male. E ce ne siamo accorti quando, nel pieno della crisi, la sanità privata è sprofondata nel baratro e se abbiamo evitato un disastro di proporzioni ancora più grandi, lo si deve alla disintegrata e taglieggiata sanità pubblica e alla straordinaria dedizione e competenza dei suoi lavoratori”.
Emergenza che ha fatto emergere anche altri elementi: “Abbiamo scoperto che esistono le classi pollaio: denunciate da anni da insegnanti, studenti e genitori e sempre negate dalla politica – aggiunge il Comitato –, che anzi ha massacrato la scuola pubblica con tagli e riforme improbabili. Oggi, nella ripartenza, leggiamo che centinaia di migliaia di studenti, in Italia, fuggiranno dalle scuole private, a causa dei costi troppo elevati e invaderanno le già sovraffollate scuole pubbliche”.
Il “fuoco” del discorso si sposta ancora: “Abbiamo scoperto che il trasporto pubblico può essere gratuito e non costerebbe nemmeno troppo alle casse della regione”.
Poi, si diceva, il tema storico del Comitato sale in cattedra: “L’acqua e l’energia sono settori altrettanto fondamentali – si legge nella nota –. Quanto sono importanti le risorse idriche della Valle d’Aosta? Quanto contano gli introiti dello sfruttamento idroelettrico per l’economia valdostana? Quanto lo saranno ancora di più in futuro, per la ricostruzione post-covid? L’importanza di Cva e delle sue centrali non è certamente sfuggito agli squali del mercato: le offerte di Iren, ma anche di altri operatori del mercato, lo dimostrano. Giustamente queste società guardano al loro interesse: allo stesso modo, noi valdostani dovremmo guardare al nostro”.
Infatti: “Sono ormai più di tre anni che il nostro Comitato si batte perché lo sfruttamento delle acque valdostane a fini idroelettrici non venga privatizzato e siamo qui oggi a ribadirlo. Finora, fortunatamente, siamo riusciti ad impedire che una classe politica litigiosa e inconcludente ipotecasse il nostro futuro, ma la partita è ancora aperta”.
Politica che, aggiunge il Comitato, in questo momento langue: “Non vi è traccia della legge di attuazione, né della legge per la gestione delle derivazioni idroelettriche e nessuna decisione è stata presa riguardo la Compagnia Valdostana delle Acque. Ci auguriamo che la dura lezione che abbiamo ricevuto nei mesi passati faccia aprire gli occhi alla classe politica (attuale e futura) e faccia comprendere che svendere i settori strategici (sanità, scuola, trasporti ed energia) a favore della finanza privata può portare a conseguenze catastrofiche e continueremo a lavorare affinché le risorse ambientali ed economiche di Cva continuino a rimanere a servizio dei valdostani”.