Microcomunità, i sindacati denunciano la mancanza di dispositivi di protezione per gli Oss
“I buoi oramai sono scappati e il danno si vedrà solo fra 10/15 giorni”. I sindacati della funzione pubblica, Cgil, Cisl, Savt e Uil sono sul piede di guerra. Da giorni, infatti, denunciano la mancanza di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale per gli Oss delle microcomunità, in particolare per quella di Gressan. Denunce che dice Mauro Crétier del Savt sono finora rimaste lettera morta.
“L’Oss è fra i soggetti più a rischio – sottolinea il sindacalista – perché è quello che ha più contatti stretti con l’utente”. 43 gli utenti della struttura di Gressan, mentre le Oss sono circa una quarantina. “Persone che dopo il turno di lavoro tornano a casa terrorizzati perché consapevoli di poter contagiare figli, mariti o mogli”.
Se i Dpi agli infermieri vengono forniti dall’Usl, secondo i sindacati spetta all’Unité reperirli per le Oss. “E’ vero che la Protezione civile rifornisce gratuitamente gli enti pubblici, ma se la Protezione civile non riesce a distribuirli a tutti, sta al datore di lavoro come nel settore privato, trovarli sul libero mercato, anche pagando”.
Ai sindacati non è piaciuto il mantra di questi giorni: “portate pazienza”. “E’ grave che non ci sia attrezzati con tempo come è grave che alcune misure siano giunte tardi. Fino al 5 marzo i parenti degli utenti potevano andare a far loro visita e nessuno, operatori compresi, era dotato di dispositivi di sicurezza”. Fino a lunedì scorso anche la Casa di riposo G.B.Festaz era nella stessa situazione di Gressan.
“Le mascherine sono arrivate ma basteranno per questa settimana. Anche nelle strutture dell’Alta Valle la fornitura sarà sufficiente ancora per 5/6 giorni”.
Sulla microcomunità di Gressan però il presidente dell’Unité Monte Emilius Michel Martinet smentisce l’assenza di Dpi.
A unirsi alla denuncia dei sindacati è anche Potere al popolo VdA. “Gli operatori dei servizi domiciliari di assistenza si ritrovano anche loro ad essere in prima linea nella lotta al corona virus. – ricorda una nota – Ma cosa vuol dire essere in prima linea? Vuol dire anche lavorare direttamente a casa degli utenti con tutti i rischi aggiuntivi che questa emergenza comporta. Le case degli utenti non sono luoghi che per loro stessa natura sono definibili sicuri. I parenti, le badanti, ne hanno libero accesso in continuazione”.
Potere al popolo si chiede, quindi, quali misure “abbiano approntato i gestori per contrastare questa ulteriore minaccia. Ci chiediamo che cosa abbiano elaborato i numerosissimi, troppi, enti pubblici valdostani erogatori di questi servizi. I lavoratori ci comunicano che hanno paura, che non si sentono protetti e che, inoltre, vengono aggravati da ulteriori servizi. Le defezioni dal lavoro sono già oltre il consueto del periodo”.