Coronavirus, il racconto di un valdostano rientrato da Pechino
“Nel giro di pochissimi giorni sono passato dal vedere la gente girare con la mascherina a vedere strade completamente deserte” racconta Alex Stellin.
Il ventisettenne valdostano si trovava infatti a Pechino, dove lavorava, ed è da poco rientrato in Italia in seguito alla situazione causata dal Corona virus.
La diffusione di questa malattia ha creato un clima di allerta in gran parte del mondo, soprattutto in Cina, paese in cui è stato individuato il primo caso e dove la vita degli abitanti è stata stravolta.
“Da quando hanno annullato il capodanno cinese, la festa più importante dell’anno, la situazione è degenerata: quasi tutti i trasporti sono stati bloccati e prima di entrare in qualsiasi edificio dei controllori misurano la temperatura corporea -se superiore a 37.3 vengono immediatamente allertati i soccorsi” spiega Alex.
In molti si sono affrettati a lasciare il paese non appena si è diffuso l’allarme, mentre il valdostano racconta di aver aspettato fino all’ultimo per assicurarsi che anche la sua ragazza fosse riuscita a rientrare in Russia, paese da cui proviene.
“Sono stato molto fortunato” confessa “quel giorno il mio aereo è stato l’unico a decollare. Naturalmente ero molto preoccupato e controllavo continuamente che il mio volo non fosse stato cancellato”
Un clima dunque di paura quello diffuso in Cina, alimentato anche dalle scarse e non sempre complete informazioni in circolazione, che per molto tempo non hanno dato un quadro chiaro della situazione
“In Cina si diffondono molto spesso nuove malattie, ma la maggior parte delle volte si tratta di falsi allarmi. Non è stato quindi immediato capire che questa volta invece l’allerta era fondata”
Alex si era trasferito a Pechino lo scorso luglio per lavorare in uno studio di architettura, dopo la laurea al politecnico di Torino.
L’offerta era arrivata in maniera piuttosto inaspettata, mentre si trovava à La Thuile
“Mi ero preso una pausa dall’architettura, subito dopo aver finito l’università, e avevo trovato lavoro sulle piste di La Thuile. Del tutto casualmente uno dei clienti aveva uno studio a Milano, con sedi in varie parti del mondo; dopo aver scoperto della mia laurea mi ha subito fatto la proposta e sono partito per la Cina” prosegue Alex.
Il valdostano descrive la vita in Cina come qualcosa di totalmente diverso, molto caotico, se paragonato a realtà piccole come quelle a cui lui era abituato “È una bellissima esperienza, un altro mondo. Vivere in una città di 25 milioni di abitanti è qualcosa di totalmente nuovo per me.”
Tornato in Italia a inizio febbraio, Alex ha cercato di limitare i contatti con l’esterno per il primo periodo, come consigliato dalle autorità.
Sul futuro c’è ancora molta incertezza. “Per il momento comincerò a lavorare da casa, non si può certo tornare in questo momento, oltre al fatto che lo studio, come gran parte della attività, è momentaneamente chiuso. Più avanti vedrò come evolve la situazione”