Coronavirus, la Valle d’Aosta resta in zona gialla. Risale l’Rt

19 Febbraio 2021

Ancora una volta Speranza spegne le speranze della Valle d’Aosta. Anche se questa volta, a onor del vero, sono i dati a decretare la permanenza della nostra regione in zona gialla e non il ministro alla salute.

La Valle d’Aosta non sarà quindi, per il momento, la prima regione italiana a traguardare la zona bianca.
Anche se di poco i contagi hanno superato quel valore di 50 casi ogni 100mila abitanti (50,39 questa settimana, la settimana precedente era di 41,59)
necessario per allargare le maglie dei divieti.

“Avevamo predisposto un incontro con il Ministero nel caso in cui i dati fossero stati da zona bianca: ma le dimensioni numeriche della Valle d’Aosta fanno sì che variazioni minime possano portare a cambiamenti di scenario.  – sottolinea nel pomeriggio il Presidente della Regione Erik Lavevaz – Al di là della classificazione in zona gialla, quindi, i dati confermano che gli sforzi dei valdostani fino a oggi ci hanno permesso di avere i numeri migliori d’Italia, in un quadro che intorno a noi non migliora. Sappiamo che l’emergenza non è finita, e che continua a essere necessaria prudenza: la zona bianca deve essere un obiettivo da raggiungere stabilmente, attraverso il rispetto delle norme e la campagna di vaccinazione di massa che prenderà il via a inizio marzo e sulla quale abbiamo investito grandi energie”.

Negli ultimi giorni i contagi sono tornati a salire, così come l’Rt ora a 0.92  rispetto allo 0.77 della scorsa settimana. Alla nostra regione viene attribuita, inoltre, dal Monitoraggio una classificazione di rischio moderato.  

monitoraggio VdA

Dati che invitano alla prudenza, soprattutto in previsione dell’avvio, previsto il 2 marzo, della campagna vaccinale di massa. A frenare la legittima voglia di normalità era stato peraltro questa mattina il Presidente della Regione Erik Lavevaz intervenendo a The Breakfast club su Radio Capital.

“Avendo delle prospettive di una permanenza non stabile in zona bianca dovremo fare dei ragionamenti di prudenza” aveva sottolineato Lavevaz. “La prospettiva è di rimanere una o due settimane.. non è pensabile aprire tutto per poi richiudere”.  Il Presidente della Regione aveva messo le mani avanti sulla riapertura degli impianti di sci. “Aveva senso aprire il 15 di febbraio per poi tenere aperti gli impianti fino a fine stagione”. Lo stop di domenica scorsa fino al 5 marzo secondo Lavevaz ha messo una pietra tombale sulla stagione invernale. “Credo che la stagione sia indubbiamente finita, il 5 marzo è molto vicino alla fine della stagione, al di là di Cervinia, per le altre stagioni è difficile una riapertura”. 

Dal monitoraggio settimanale Iss-Ministero della Salute arriva un invito “anche alla luce della conferma della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità” a “mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità“. Il divieto di spostamento fra regioni scadrà il 25 febbraio, ma è probabile un rinnovo. Non solo, secondo i tecnici “analogamente a quanto avviene in altri paesi Europei” sarebbe opportuno “il rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale”.

Come nel gioco dell’oca, la nostra regione torna alla casellina del via e dovrà ora ricominciare da capo per ottenere le tre settimane consecutive con 50 casi ogni 100mila abitanti, necessarie alla zona bianca. 

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