Coronavirus, quanto pesa il “turismo” cinese in Valle d’Aosta

19 Febbraio 2020

La situazione sanitaria che nelle ultime settimane preoccupa il mondo consente di aprire un ragionamento più ampio in ambito turistico. Il turismo è e sarà sempre più fortemente condizionato da fenomeni non controllabili derivanti da condizioni climatiche sempre più estreme e prolungate, fenomeni naturali in evoluzione (terremoti, dissesti idro geologici, assenza di neve), emergenze sanitarie ed instabilità geo politica. Si tratta di fattori che renderanno sempre più instabili i flussi turistici e che complicheranno molto il lavoro di accoglienza delle destinazioni. Pensiamo in tal senso alle organizzazioni aziendali delle imprese turistiche (costantemente da ridimensionare o ampliare) ed alla capienza delle infrastrutture (talvolta diverranno sovraffollate talvolta appariranno come sovradimensionate). Ci saranno infatti da gestire prolungati periodi caratterizzati da bassi arrivi turistici ad ondate di movimentazioni che si paleseranno quando le condizioni saranno ottimali.

Situazioni di instabilità climatica, sanitaria e geo politica potranno quindi rapidamente influenzare i movimenti turistici, le conseguenze saranno più accentuate in determinati mercati piuttosto che in altri a seconda della problematica emersa. Se per esempio l’aumento delle temperature indebolisce le stazioni invernali, un allarme sanitario, come l’attuale situazione cinese, indebolirà con maggiore evidenza le città d’arte italiane. La città di Roma subisce in effetti già ora un’immediata contrazione degli arrivi turistici dall’Oriente. La durata di questa crisi sanitaria, ad oggi difficile da pronosticare, inciderà non poco sulla profondità e sull’ampiezza degli effetti, sia sul fronte interno cinese che su quello globale, d’altro canto però andrebbe tenuto conto della possibilità invece di un rimbalzo positivo successivo (a volte una catastrofe naturale rappresenta paradossalmente un volano di forte sviluppo per regioni o paesi il cui sistema produttivo era magari in fase di ristagno, questo perché i flussi cambiano rotta). In questo senso in alternativa a viaggi di lungo raggio è probabile che ci sarà già nell’anno in corso un aumento del mercato domestico europeo. La situazione sanitaria, sebbene sia di interesse globale, non sembra (in questa fase) però poter portare conseguenze al turismo valdostano. Si tratta infatti di un mercato, quello cinese, del tutto marginale in termini di arrivi turistici. Vediamo i numeri.

Considerazioni turistiche in numeri

I turisti cinesi negli ultimi anni sono cresciuti in termini di presenze, sia in Italia che in Valle d’Aosta. Nella nostra regione negli ultimi anni sono di fatto sestuplicati (circa 7000 presenze nel 2018). Con circa 3,6 milioni di presenze totali e 1,5 milioni di stranieri, gli ospiti cinesi pesano però meno del 0,5%. Questo rende la Cina un mercato del tutto marginale per la Valle d’Aosta sebbene per le sue caratteristiche (attenzione all’outdoor in montagna) è un mercato potenzialmente interessante per la nostra realtà. Non a caso interessanti attività vengono svolte dall’Associazione maestri di sci della Valle d’Aosta nei confronti di alcuni operatori cinesi.

La sfida è trovare quindi flessibilità totale nel sistema di offerta turistica anche nelle situazioni e nelle imprese solitamente con impostazioni rigide per definizione (es. impianti di risalita, stabilimenti balneari, ecc..) Un cambio repentino di organizzazione, ma soprattutto un cambiamento totale di mentalità e di una cultura che impone abitudini consolidate difficilmente scardinabili. In questo senso urge un cambiamento rapido anche dei calendari scolastici che con maggiore flessibilità devono adattarsi alla nuove condizioni di vita, consentendo quindi ad una famiglia un periodo al mare anche nei mesi autunnali piuttosto che un’escursione in quota anche in tardo autunno.

 

 

 

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