Da Buenos Aires ad Aosta alla scoperta delle sue radici

16 Marzo 2024

È novembre del 1989 quando una ragazza seduta sulla panchina del binario della stazione ferroviaria, piange silenziosamente osservando il cartello “Aosta”,  appena arrivata dal treno che l’ha portata da Milano. È da sola, ma sente che al suo fianco ci sono idealmente il padre Roberto e il nonno Giovanni, felici di essere tornati in Valle dopo 66 anni, grazie a lei. 

Marta nasce a Buenos Aires, in Argentina e la vita la porta a trovare lavoro all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano come infermiera della Terapia del Dolore e delle Cure Palliative. “Dovevo andare per fare un tirocinio di tre mesi e alla fine sono rimasta un anno e mezzo, perché ho vinto una posizione come infermiera nello stesso reparto” racconta Marta, che dopo aver messo piede per la prima volta in Italia, ha provato a realizzare il suo sogno di conoscere il paese dei suoi antenati. 

Suo nonno, Giovanni Junin, nato a Rhêmes-Saint-Georges, venne trasferito nel Veneto per prestare servizio di leva e qui conobbe Chiara Pinazza, una ragazza di Domegge di Cadore. Giovanni raggiunse le Dolomiti e attraversò tutta l’Italia, da Ovest verso Est per la ragazza che poi sposò e portò con lui nella sua Valle.

Giovanni Junin, Carabiniere
Passaporto Giovanni Junin

L’uomo si trasferì a vivere a Sarre, dove lavorava come elettricista nella centrale idroelettrica. Ebbe due figli: Francesco e Roberto, il padre di Marta. In quegli anni vivere in Italia era diventato difficile per loro, pertanto Giovanni decise di emigrare verso l’Argentina e lasciare la sua Valle insieme alla moglie e ai figli ancora piccoli. Partirono dal porto di Genova nel giugno 1923, quando Roberto aveva soltanto 6 mesi.

Passaporto de Chiara Pinazza con i bambini: Francesco e Roberto

E così arrivarono in Argentina, come tanti italiani in quegli anni. Impararono non soltanto una nuova lingua ma anche abitudini e mestieri diversi. La maggior parte degli immigrati italiani in quel periodo veniva dalla Calabria, dalla Sicilia, dalla Liguria o dal Friuli, ma pochissimi erano i valdostani. A Buenos Aires, la famiglia crebbe tanto e si ritrovarono ad essere in diciassette. “Mio nonno Giovanni faceva il muratore e Roberto, mio padre, ha iniziato a fare l’autista di pullman di linea. Gli piaceva anche fare il falegname e così ha costruito la nostra casa e i nostri mobili.”

Giovanni, Chiara e la loro famiglia di Buenos Aires – Roberto e sua moglie a sinistra, la piccola Marta tra le braccia di sua madre.

Nonostante Giovanni avesse sempre nostalgia delle sue montagne, non riuscì mai a tornare in Valle d’Aosta, ma oggi sua nipote Marta lo ha fatto per lui, comprendendo immediatamente perché il nonno amasse tanto le montagne.

“Se avessi voluto sarei potuta restare in Italia, avrei avuto un buon lavoro, ma mio marito mi aspettava a Buenos Aires” spiega ancora Marta, che finito il suo anno di lavoro è rientrata in Argentina. E’ però tornata più volte in Valle perché, nonostante il padre Roberto e il nonno Giovanni non ci siano più, le sue radici sono qui e ha anche trovato un amico che l’aspetta sempre in Piazza Chanoux, riempiendo il suo cuore di gioia.

Marta Junin in piazza Chanoux
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