Dall’Alabama al “Corrado Gex”: l’incredibile volo di un caccia ex-URSS
Quando ha interessato lo spazio aereo della Valle, lo scorso 8 settembre, più d’uno ha alzato lo sguardo al cielo. Un po’ per il fatto che le occasioni di aeromobili dal design militare, in zona, si contano sulle dita di una mano (negli ultimi anni si ricordano il sorvolo di un C-130 dell’aeronautica e lo “scramble” effettuato da due Eurofighter), un po’ perché l’L-39 Albatros, aereo da caccia poi atterrato al “Corrado Gex”, non passa esattamente inosservato.
Subito dopo, si è scatenata la giostra delle curiosità, legate al perché di quella presenza nella nostra regione. La risposta è nel progetto che André Claude Benin, pilota a vela, e Massimiliano “Max” Milano, comandante di linea ed istruttore di volo certificato, anime dell’associazione “Jet Fighter Training”, raccontano ai piedi dell’imponente aereo, l’addestratore più prodotto dall’ex Unione Sovietica per i suoi “top gun”, in un hangar dell’aeroporto di Saint-Christophe.
“Questa macchina – spiega Benin – ha lo scopo di ispirare le future generazioni, attraendo dei giovani valdostani al mondo aeronautico”. “Oggi – gli fa eco Milano – faccio il comandante di voli di linea e ho sperimentato le difficoltà di diventare pilota in Valle. Ci siamo trovati con André a chiederci ‘perché non siamo di più ad amare il volo?’. E’ un fatto di sensibilizzazione”. L’intento è quindi di promuovere la diffusione della cultura aeronautica, attraverso eventi con al centro l’L-39.
A partire dal “lancio” dell’associazione, che lo staff sta lavorando per tenere a metà ottobre. In un paragone con la Formula 1, Benin ricorda come “Ayrton Senna si sia interessato al mondo dei motori perché vedeva il circuito di Interlagos dal balcone di casa sua e non solo ci à arrivato, ma è diventato leggenda”. Allo stesso modo, la speranza è che un giovane valdostano, “vedendo il caccia sui nostri cieli, si appassioni e si chieda come intraprendere una licenza”.
“Non solo lo si può fare ad Aosta, – aggiunge – ma arrivando al volo a reazione si può anche pensare ad una carriera aerospaziale”. Insomma, un orizzonte a base di avventura e tale è stato letteralmente il percorso di Benin e Milano per portare il caccia sulla pista del “Corrado Gex”. Al crollo dell’Unione Sovietica, gli oltre 3mila esemplari di L-39 sono finiti in parte negli Stati Uniti, acquisiti da privati (è il velivolo usato, tra l’altro, per preparare il film “Top Gun: Maverick”).
Quello in uso a “Jet Fighter Training” era in Alabama ed è da lì che, pilotato da Milano (attrezzato con muta idrorepellente e canotto di salvataggio), ha decollato alla volta della Valle, mentre Benin faceva da supporto a terra. Cinque i giorni di volo, con sedici ore complessivamente a bordo, per arrivare – attraverso vari scali di rifornimento – in Canada, poi Groenlandia, Islanda, Scozia, Belgio e da lì a Saint-Christophe, con tanto di passaggio radente sulla pista, nel miglior omaggio possibile al capitano Mitchell, impersonato da Tom Cruise.
Insomma, incuriosendo molti valdostani, lo scorcio finale di quella traversata oceanica (di cui verrà pubblicato sul sito dell’associazione un diario con video e racconti) ha raggiunto esattamente l’obiettivo che “Jet Fighter Training” si prefigge. La speranza di Benin e Milano è che continui, con l’età di chi alza lo sguardo al cielo sempre più bassa (“ci piacerebbe coinvolgere le scuole in ‘open days’ in cui spiegare come approcciare il mondo aeronautico”) e chissà che, anche in questo lembo d’Italia, esista un giovane “Maverick”, ancora ignaro però dei passi da compiere.