Dall’Asfib nuove convenzioni per i malati di fibromialgia, in arrivo un’app di telemedicina
L’emergenza sanitaria si è fatta sentire anche sui malati di fibromialgia, che hanno difficoltà ad avere accesso alle cure, senza la possibilità di venire monitorati ed avere contatti diretti con i medici. L’Asfib – Associazione Sindrome Fibromialgica della Valle d’Aosta – ha dovuto sospendere le sue attività in presenza e, per tale motivo, ha stipulato convenzioni con strutture e professionisti privati riconosciuti per l’erogazione di FKT, agopuntura, consulenze psicologiche ed altri servizi, prevedendo sconti per i soci e l’erogazione di alcune sedute delle prestazioni a carico dell’associazione.
Inoltre, in virtù della collaborazione con l’AISF – Associazione Sindrome Fibromialgica Italiana – i soci dell’Asfib potranno partecipare gratuitamente a corsi di ginnastica dolce, Metodo Feldenkrais e teatro, proposti da personale specializzato, nonché a webinar di approfondimento delle diverse problematiche legate alla fibromialgia, e per i quali l’associazione valdostana si farà carico delle iscrizioni.
“Mille euro contro il dolore” per la creazione di un’app di telemedicina e telemonitoraggio
L’Asfib ha donato mille euro all’Aisf per sostenere il progetto “FibroMiApp”, un’applicazione di telemedicina e telemonitoraggio, in collaborazione con la U.O.C. di Reumatologia dell’Ospedale Sacco di Milano, che permette il monitoraggio della sintomatologia dei pazienti fibromialgici, la creazione di una rete capillare di assistenza che permetta di garantire un follow-up costante e di rapida consultazione e la segnalazione dei pazienti che necessitino di una visita dallo specialista reumatologo/algologo.
Si tratta del primo progetto italiano di teleassistenza e telemonitoraggio dedicato ai pazienti con sindrome fibromialgica, che può garantire anche a distanza la corretta diagnosi, le terapie mediche ed i controlli periodici successivi ai trattamenti terapeutici al fine di migliorare la qualità della vita e la soddisfazione dei pazienti e dei loro famigliari, senza però gravare sul bilancio della sanità pubblica.