Davanti alla Questura la prima “pietra d’inciampo” della Valle

26 Gennaio 2022

Alla vigilia del Giorno della memoria, la Valle d’Aosta ha visto la prima posa di sempre di una “pietra d’inciampo” nella nostra regione. E’ avvenuta oggi, mercoledì 26 gennaio, per iniziativa del Ministero dell’Interno, impegnato nel perpetuare il ricordo dei poliziotti che si opposero agli orrori del nazifascismo, anche a costo della vita. Il gesto dall’alto valore simbolico è avvenuto dinanzi alla Questura di Aosta, in corso Battaglione.

La pietra, che concretizza l’adesione al progetto “Stolpersteine”, lanciato a livello europeo dall’artista tedesco Gunter Deming, ricorda infatti il commissario di Pubblica Sicurezza Camillo Renzi, arrestato nell’agosto 1944 in Valle, per la sua attività antinazista in favore di ebrei, partigiani e persone sottoposte a lavoro coatto e poi deportato nel lager di Dachau, da cui non ha più fatto ritorno, per esservi perito il 12 febbraio 1945.

La logica è di porre il piccolo blocco quadrato di pietra, ricoperto in ottone, dinanzi alla porta dei luoghi ove vivevano le persone che hanno vissuto il dramma dell’internamento, affinché il valore simbolico del ricordo sia elevato. Alla cerimonia svoltasi in mattinata erano presenti il questore Ivo Morelli e il sindaco di Aosta Gianni Nuti.

Dopo la posa della pietra, un pensiero è stato rivolto da don Andrea Marcoz, cappellano della Polizia di Stato. Nativo di Mugnano del Cardinale, in Campania, il commissario Renzi – originariamente in servizio nella Squadra della questura reale che si occupava della sicurezza dei principi di Piemonte Umberto, dal 1928, e Maria José dal matrimonio nel 1930 – venne per molte estati in Valle, accompagnando la principessa e i figli.

Come ricordato dal presidente dell’Istituto storico della Resistenza, Francesco Stévenin, il funzionario “si mise a disposizione del movimento di Resistenza e di opposizione all’occupazione nazifascista che si era costituito, anche prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943, con gli alleati”. Nella rievocazione di Stévenin, Renzi diede “preziose e vitali indivazioni, via Cyprien Roveyaz del Cln, ai responsabili, e segnatamente al notaio Emile Chanoux, il capo della Resistenza valdostana”.

Fu quest’attività che gli costò l’arresto da parte dell’Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana, la polizia politica del partito fascista repubblicano di nuova formazione, e della Sicherdienst SD, la forza di sicurezza dei nazisti. Anche la moglie del commissario, Franca Scaramellino, venne deportata a seguito del fermo ed internata a Ravensbruck. Lei, magrissima ed ammalata, riuscì a tornare nell’estate del 1945 dai suoi familiari.

Exit mobile version