Ddl Zan: anche Aosta scende in piazza
“Siamo una marea” dice la consigliera di Arcigay Queer Vda Chiara Giordano all’altoparlante, riferendosi non solo alle moltissime persone mobilitate, seppur con così poco preavviso, per il flash mob di ieri sera all’Arco di Augusto, ma anche alle migliaia di persone che sono scese o scenderanno in 42 piazze italiane in questi giorni. Anche la comunità LGBTQ+ valdostana si è voluta unire al coro di tutti i cittadini delusi e offesi da una “politica che nemmeno ci mette la faccia, ma che agisce sulla pelle delle persone discriminate”. A promuovere il flash mob, in prima linea Arcigay Queer Vda e Nonunadimeno VdA, che avevano già aderito a maggio alla manifestazione nazionale ‘Non un passo indietro’ per chiedere l’approvazione della ‘legge Zan e molto di più’. La risposta della politica, di fronte ad aspettative così alte e insoddisfatte da ormai troppi decenni, si potrebbe dire che è stata ‘molto di meno’, anzi, proprio nulla.
La rabbia è molta ed è rivolta tanto ai politici che hanno boicottato il decreto, quanto a quelli che hanno preso parte alla scena “pietosa e volgare” dei festeggiamenti in Senato, una cicatrice che non si rimarginerà tanto in fretta nella comunità LGBTQ+. “È palese quanto la politica sia distante anni luce dalla realtà ed è palese lo stacco generazionale”, afferma Chiara. “Avete i giorni contati: tutti questi giovani e queste giovani a breve voteranno e saranno capaci di spazzare via una classe politica indegna, che non ci appartiene”.
La folla radunata all’Arco di Augusto è molto varia e ogni componente rappresenta una parte di cittadinanza che si sente implicata, sia di persona sia indirettamente, in un decreto legge che aveva coinvolto gran parte dell’opinione pubblica. La presenza di Nonunadimeno, secondo le parole di Viviana Rosi, vuole rappresentare un “femminismo inclusivo e non trans-escludente”, rimarcando la differenza rispetto alle femministe che hanno espresso il loro sostegno, poi politicizzato, all’affossamento del Ddl Zan. “È terribile vedere accostare la parola femminismo all’affossamento del Ddl Zan ed è terribile che a queste poche femministe sia stata data così grande risonanza mediatica”, esclama Viviana. “È bene allora scendere in piazza per dire che la maggior parte delle donne non si sente rappresentata da quel femminismo e non ha paura delle libertà altrui”.
A prendere la parola sono anche ragazzi e ragazze membri di Arcigay, che esprimono il loro disagio di giovani incompresi da una politica non al passo coi tempi e incapace di ascoltare le loro esigenze. “Sono stufa e voglio che i miei e i nostri diritti vengano tutelati e riconosciuti. Voglio poter vivere tranquilla. La cosa che mi fa più arrabbiare è che tra chi ha votato contro c’erano anche delle donne: com’è possibile che non si rendano conto che i loro diritti non vengono riconosciuti senza questa legge?”, grida all’altoparlante emozionata una ragazza. E ancora: “Avete esultato su quelle poltrone che non siete degni di occupare”.
A chiudere il flash mob, il presidente di Arcigay Giulio Gasperini ringrazia tutti i cittadini venuti di persona a esprimere il proprio rammarico. “È bello che Aosta ci sia con i corpi per far vedere che quello che è successo avrà conseguenze prima di tutto sull’incolumità dei nostri corpi: non è una legge che parla di cose astratte, ma parla di noi, che ogni giorno interagiamo con gli altri e rischiamo ogni volta di essere insultati, picchiati, aggrediti, a volte anche uccisi, per una cosa che non possiamo scegliere”. L’amarezza è tanto più intensa se si considera che il Ddl Zan era già una legge “al ribasso”, perché, come molti esponenti della comunità LGBTQ+ e non solo avevano fatto notare, ne escludeva molti componenti. “Accettare altri compromessi avrebbe significato fare come nel 2016, con la legge di serie B sulle unioni civili”, esclama Giulio. “Con il Ddl Zan c’era stanchezza nel dire ‘facciamoci andare bene una legge purché sia’. Adesso però basta, nel 2021 dopo un quarto di secolo l’Italia è uno degli unici Paesi europei a non avere una legge che tuteli le persone per il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere. A questo punto, rivendichiamo il matrimonio egualitario, le adozioni, la riforma della legge 164: a questo punto non ci basta più il compromesso, a questo punto vogliamo tutto”.
Al coro “vergogna” si uniscono le torce dei cellulari, per unirsi a tutte le voci e le luci che ieri a Milano hanno riempito piazza del Duomo. Per unirsi a tutte quelle voci che in questo weekend, ma anche nei mesi a venire e per tutto il tempo che sarà necessario, grideranno che a questo punto non basta più il Ddl Zan.